domenica 29 aprile 2012

scarpe comode

sto osservando come si muovono con stupore, ma senza nessuna circospezione, le foglie giovani di questa primavera ai guizzi oziosi di un vento incerto e distratto tipico delle domeniche di primavera incerta e distratta... quando queste foglie impareranno a schivare il vento, o a giocare con lui... o ad aspettarlo arrivare per farsi planare in aria con dolcezza... vorra' dire che s'avvicina l'ultimo volo, quello che ti posa a terra dolcemente, se hai imparato a volare, o ti sbatte giu' seminando di ferite il tuo mondo... 
il mondo mi ha seminato di piccole e grandi ferite perche' ho sempre voluto vivere coltivando primavere di incertezza e stupore anche in stagioni diverse... non funziona, ma e' bello crederci.
E poi e' bello credere di poter volare quando la chitarra ti aiuta a staccarti da terra...
anche ieri sera ho svolacchiato un po', ed e' bello, all'indomani, alzarsi con quel vago e diffuso indolenzimento tipico di chi ha volato dentro un amore che per quell'attimo era per sempre...
il mito del volo ha radici e ragioni antiche in tutte le culture... alcune tentano ancora di fare da vela al vento... altre, quelle che dominano le sorti della sopravvivenza del pianeta al momento, sono franate giu' con definitiva pesantezza... ma nel loro ventre avido qualche cantore indomito del volo ha continuato a sognare le ali, ed a mostrarle agli altri... la tromba di Chet, a pochi metri, mi mostrava le ali, apparentemente fragili ed inzuppate di umano dolore, ma erano ali vere... quando padre nicanor reyna, in cent'anni di solitudine, dopo aver bevuto una tazza di cioccolata calda levitava di venti centimetri io avevo vent'anni, e mi alzavo da terra con lui... ora ho figli di piu' di vent'anni, e volano... svolacchiano a volte come animali da cortile, a volte stanno fermi in aria come un aquilone che fa indigestione di vento sapendo, o non sapendo, che e' per sempre... 
io non ho piu' la loro leggerezza, quella del non sapere il poi... il poi significa il sapere che siamo qui per essere smentiti, cazzo... ci hanno imbottito la testa di favole che ribadiscono l'incolmabile distanza tra noi e l'onnipotenza... ma resistiamo, cazzo... e voliamo... cazzo... 
in questa domenica di inevitabile e delizioso spleen io voglio dedicare questo mio piccolo volo sbilenco raso terra ai miei figli, e a tutte le persone incredibili che ho conosciuto, e conosco, che resistono, volano, cadono, si ammaccano... e riprovano domani...
anche a mio cugino, lo dedico... lui non ha mai fatto altro che provare a volare... nel mito di dedalo e icaro c'era anche lui, alla partenza, ma non e' stato menzionato, non l'hanno nemmeno fatto partire perche' s'era presentato con ali fuori moda, per quei tempi... gli va sempre cosi.., a lui
buongiorno...
scarpe comode... e volare

Nessun commento:

Posta un commento