domenica 29 aprile 2012

cosa ben più grave

i colpi di coda dell'inverno che arriva lumgo oltre il suo tempo hanno spruzzato di bianco il montefeltro, e i fautori della pasqua bassa sono partiti armati di galloni di vodka benedetta... e il mio vicino di casa, forte delle calorie ingerite ieri, stamattina mi ha buttato giu' dal letto per l'ennesima volta trapanandomi i coglioni... mio cugino, che e' superiore a tutto questo, ha pensato bene di passare la notte in bianco leggendosi il doctor faustus di thomas mann... la storia di un musicista mediocre che vende l'anima al diavolo in cambio di venticinque anni di fulgido genio creativo... non credo abbia capito che il vero prezzo da pagare che il maligno gli aveva imposto era quello di amare senza poter essere riamato da nessuno, con l'inevitabile conseguenza della solitutidine e della follia misantropa... allora, gia' che c'era, mio cugino s'e' letto anche cent'anni di solitudine di marquez... adesso ha le idee un po' confuse, vorrebbe andare a macondo ma non lo trova sulle google maps, ed ha il terrore dell'inferno... e pure del paradiso... nel purgatorio ti mettono in attesa con la marcia turca di mozart in loop suonata da allevi in persona, in piu' li' non fanno entrare i camper...
io gli ho detto che quello che deve temere di piu' e' il limbo, perche' non e' facile passare l'eternita' tentando di passare sotto l'asticella senza smettere di ballare... poi, cosa ben piu' grave, nel limbo il cellulare non prende...
buongiorno... buona pasqua bonsai

gerundio

un tipo nel bar ha deto che bisogna "guardare al futuro", forse parlava come al solito dello sfacelo economico... ma guardare al futuro significa che non vedrai mai piu' nulla, se ho imparato bene i tempi dei verbi il futuro di guardare e' guardero'... il che rimanda in avanti il tuo guardare... non guardi ma guarderai... quindi non vedi un cazzo, altroche' futuro... se guardi al condizionale e' come se qualcosa ti impedisse di farlo... se guardi al passato remoto ti chiedi se ti ricordi ancora quello che hai visto... se usi l'imperativo praticamente scarichi la grana su chi hai davanti e ordini a lui di farlo... ma poi bisogna vedere se ti fidi di cosa vede... se usi l'infinito diventa impersonale, e quando si auspica qualcosa in generale ognuno spera che lo faccia qualcun altro... un bel casino.
Mio cugino, alla guida del suo camper, per guardare al futuro non ha visto il presente di un bel palo che gli ha rimodellato il grugno del suo nuovo veicolo promiscuo... pero' gli e' andata bene, perche' adesso assomiglia ad uno di quei mezzi anfibi dello sbarco in normandia, e gli appassionati di vintage bellico gli offrono una fortuna...
sappiamo tutti ormai che e' meglio cogliere l'attimo e guardare al presente in prima persona... ma proprio perche' tutti lo vogliamo guardare il presente e' una gran folla di gente che calpesta i tuoi attimi da cogliere... E allora io scelgo un bel gerundio... come quei nomi tipo armando, nando, fernando... o rolando, che se avesse avuto due elle si sarebbe fatto delle gran canne...
il gerundio e' piu' forte del presente. E dura per sempre.
buongior...nando a tutti

aria di sale

E' un'aria di sale,
ferma...
e vagamente distratta
dal gioco delle onde...
un vuoto di vento assopito
e senza peso
che poi si anima
in un timido volo d'aria...
per sfregarsi gli occhi
e accendersi in una corsa
tra le lunghe lame spioventi
dei grovigli di palme...
che nel lampo di un momento
chiede forza al grande mare
e diventa un soffice uragano mediterraneo...
e allaga i miei sensi
di sangue dolce e pulsante

terra ferma

la terra ferma va stretta a tutti...
mio cugino, dopo aver vagato per ogni anfratto delle terre emerse, ora vuole dare in permuta il camper per l'acquisto di una casa galleggiante, una di quelle belle chiatte californiane con tanto di giardino e farfalle addomesticate... sulla terra cercava una mobilità ondivaga... sull'acqua un immobilismo dondolante... soluzioni contraddittorie, direte voi.
Ma è proprio questo a cui lui anela sin dall'infanzia... suo zio, cioè mio padre, credo, predicava una coerenza a tutti i costi... dopo aver letto, forse troppo presto, le lezioni americane di calvino, lui, mio cugino, s'è trovato d'accordo con lo scrittore ligure quando dice che la coerenza, di per se, non è un valore... bisogna vedere a cosa si è coerenti... ma l'ex camperista, che ha sempre avuto confidenza con le soluzioni estreme, ha concluso che l'unica vera forma di coerenza è l'incoerenza... cioè essere coerenti con il fatto di prendere sempre la distanza da tutto fino all'estremo... 
aveva una ragazza, splendida, riccioli d'oro, guizzi, vezzi, e passione per il mondo... lei lo ha lasciato perchè non era coerente con quello che diceva... se dovevano andare al lago a guardare la luna, lui la portava all'idroscalo in una notte di cupa nebbia, poi lì, pretendeva di baciarla...
adesso vuole piazzare la sua casa galleggiante sul naviglio pavese, pur sapendo che l'erba del giardino diventerebbe muschio, e le farfalle addomesticate farebbero ammutinamento...
però questo desiderio di precaria immobilità, dopo tanto vagare, è legittimo... ma bisogna vedere se è legale per il comune di milano.
E' bello lasciarsi dondolare nel sonno stando attaccati alle cime dei sogni.
buongiorno... gettate l'ancora, poi la pasta, che è quasi ora

e allora dimmi

Non è ancora tardi.

E allora
dimmi di te,
di quel velo nel tuo sguardo,
delle tue acque profonde
che liberano il cuore
a bolle d'aria in superficie.
Dimmi di te
dei giorni avuti avanti,
della polvere di ore smarrite
nel bosco incantato
di quella nave piuma 
che ti ha scivolato
via da noi,
perchè così era scritto
nelle tue mappe
dove tutto era ancora presto.

E allora
dimmi di me,
della mia folla
di giorni andati
e camminati controvento,
delle mie ore sciolte
in un mare spumoso di ricordi.

E allora
dimmi di noi,
del nostro nuotarci incontro,
oggi,
in un cielo spremuto,
in lampi e tuoni,
dal vento di ciò che verrà,
e della pioggia che abbiamo negli occhi.

E allora dimmi...
ti ascolto

scrivere la tua voce

scrivere la tua voce
in parole attese
sottese, soffiate
scandite, stordite
malintese, rapprese

scrivere il tuo tempo
in parole offese
denudate, scontrose
dilaniate, sanguinose
urlate, scabrose

scrivere il tuo canto
e cantarlo oltre...
giocartelo addosso
lanciarlo in aria
e dormirlo in sogno

birra egizia

per altri versi si potrebbe dire che un giorno di sole e' un giorno di sole... d'estate e' quasi sempre cosi'... e diventa una cosa normale... ma se un giorno di sole arriva a sgranare la sua luce sul tuo mondo dopo tempi di chiarore nebbioso e sbiadito, o dopo rigurgiti d'inverno, allora puo' sembrarti anche una virgola di riscatto nella tua vita... una svolta... non importa verso dove o cosa... ma un cambio di passo...
quando saremo capaci di vivere ogni giorno come una svolta avremo continuamente le vertigini, ma scopriremo cosa significa scoprire, e scoprirsi... 
per gli scalatori il partire significa anche saper segnare una strada sicura per poter tornare, perche' alla fine la madre terra ci pretende, e anche quando ci accompagna in aria poi ci rivuole indietro, presto o tardi...
mio cugino e' un fautore della svolta... per lui, col camper, dietro ogni curva c'e' una svolta, e si ferma a festeggiare con la birra egizia, e le voci bulgare... pero' non sa! mai dove si trova... e spesso svolta su se stesso...
buongiorno... c'e' il sole... tenete ben saldo il volante

frena

frena, il sole
ma non in tempo...
clangore di raggi spezzati
boati di luce
bagliori in fiamme
rimbalzo deciso
sul crinale dell'orizzonte
per tornare alto
aggrapparsi al cielo...
E ricacciare indietro
il buio che incalza...
togliere strada alla notte

velivoli vintage

sarebbe bello leggere il futuro negli anfratti delle piccole cose spesso invisibili ai nostri occhi saturi dei bagliori accecanti di una realta' conclamate ed invadente. E qualcuno magari sai che ci riesce... 
forse prima pero' e' meglio imparare a leggere il passato... in particolare l'imperfetto, che ti dice cosa eri e cosa facevi in un tempo ormai andato...
mio zio, come tutti nell'alta romagna, ti raccontava cose appena successe usando il passato remoto... "Stasera avremo pane, perche' andai a far spesa..."... allora io, che ero piccolo e avevo studiato da poco i verbi a scuola, immaginavo che avremmo mangiato pane durissimo... 
ancora piu' difficile, ormai, e' leggere il participio presente... che e' quasi sempre sostantivato, e te lo appiccicano addosso ad ogni passo... studente... insegnante... dipindente... indipendente... principiante... (qui il contrario dovrebbe essere finalista?)... ambulante... dirigente... a se' stante... poi le aggettivazioni... titubante... ecclatante... affascinante... ributtante... boh...
mio cugino sta facendo un corso per leggere il futuro nei cambi d'olio del motore del camper... il suo coach e' il meccanico che ha guadagnato la sua cieca fiducia prevedendo, all'ultimo tagliando, l'imminente passaggio a miglior vita della frizione, cosa poi regolarmente avveratasi... ognuno ha il suo guru... E il carisma non e' acqua, senno' gli adepti sarebbero sempre tutti inzuppati...
E quindi buongiorno... cambiate l'olio alle vostre macchine, ai vostri camper e ai vostri velivoli vintage

che

... che avevo paura del buio
... che avevo paura della luce
... che una cosa negava l'altra
e così non temevo nulla...
... che correvo forte
incontro alle fronde di vento...
che cadevo.
E piangevo lo stupore
d'essere caduto...
che cadevo.
E mi rialzavo...
che correvo ancora.
E volavo...
che ero libero.
E non sapevo

guai seri

guai seri.
Mio cugino e' indagato per frode postale... ha spedito piu' volte lettere a se' stesso. E poi, una volta ricevute, le ha respinte e rimandate al mittente, che si e' dichiarato estraneo e le ha respinte e rimandate al mittente... questo loop di carteggio con se' stesso avrebbe potuto andare avanti in eterno, ed entrare nel guinness dei primati col nome di carteggio perpetuo autoreferenziale, se non fosse stato per il postino che ha segnalato l'uso di francobolli fuori corso con sopra la faccia di maradona, comprati a san giuseppe vesuviano per riscattare le chiavi del camper.
E questo spiega il capo d'accusa... impugnato soprattutto perche' i vertici delle poste italiane si sentivano ampiamente presi per il culo... 
ora dovra' prima di tutto dimostrare ufficialmente di essere se' stesso... cosa non facile... poi, anche se assolto, dovra' fronteggiare l'esercito degli avvocati di diego armando maradona... cosa non facile...
E come non bastasse dovra' passare sei mesi in una comunita' di recupero dell'identita' intestata a luigi pirandello e siutuata in cima allo smanco della gola del furlo... cosa non facile...
buon sabato... (cosa non facile con questi rigori invernali fuori corso e fuori corsa... spring is here, but it doesn't work, today)

vernice fresca

Ricordo
E quello di ricordare puo' essere un privilegio, e allo stesso tempo un fardello, perche' rischia di negarti lo stupore nuovo di fronte alle cose... ma le cose si rinnovano sempre, tranne le facce di chi, come per l'ennesima volta ieri sera, dopo un concerto viene li' e ti chiede che corde usi, e ti suggerisce un nuovo set di corde appena uscito che lui usava gia' da prima che uscisse, con la faccia di chi finalmente vede la luce dopo il tunnel... io gli ho risposto che uso le stesse corde da anni, e non le cambio spesso perche' amo il "dead wound sound"... lui era schifato e disgustato... allora ho rincarato la dose aggiungendo che pero' ho recentemente scoperto una nuova marca di mutande al nickel capace di contenere agevolmente l'escursione verso il basso che i miei gioielli di famiglia hanno quando qualcuno mi rivolge domande simili appena giu' dal palco... 
non e' vero, naturalmente... io cerco sempre di fingermi interessato quando vengo erudito da qualcuno senza che io glielo chieda... solo che non ne posso piu' di chi si siede sulla mia panchina senza guardarmi in faccia e mi dice che il tempo fa schifo, e che il governo e' complice... poi mi dice anche che non devo fumare il sigaro perche' suo zio e' morto di cancro, come se il mio eventuale smettere di fumare potesse riportare in vita suo zio... 

allora mi viene da reagire decantando le meraviglie della nebbia e della pioviggine, del potere vivifico del tabacco kentucky... e delle mutande di nickel...
mio cugino, che e' un noto misantropo, quando si siede per primo su una panchina, ha sempre pronto un cartello con su scritto "vernice fresca"... pero' la gente gli siede accanto ugualmente, quando se ne va e' intonsa, mentre lui ha schiena e culo imbrattate di vernice... bah...
E mi viene da dire che mi ricordo quando ho scritto una melodia al computer per la prima volta con un commodore 64, che poi magicamente te la restituiva con un suono tipo i primi nokya tune... miracolo... 
oggi scriviamo quartetti d'archi ed arrangiamenti per orchestra sul computer... e il mestiere del copista non esiste piu'... poi naturalmente romanzi, poesie e ste cose qua... non ci stupiamo piu' di niente... perche' a stupirci veramente sono le vecchie cose di sempre...
il romanzo che ho finito da poco s'intitola "La lumaca gigante'... il rapporto meraviglioso e conflittuale con la memoria, che ti insegue con esagerata lentezza ma prima o poi ti raggiunge, se ti fai trovare.
E le corde non le cambio fino a che suonano come dico io...
buongiorno... state attenti alla vernice fresca

stato

scusi, in che stato siamo?...
lo stato d'animo.
E lei fa parte delle forze dell'ordine?...
non c'è ordine, qui...
e leggi?... ci sono leggi?
sì, ma ogni volta diverse
c'è nebbia qui...
non sempre, a volte schiarisce
vado bene di qua?
non c'è un qua e un là...
per uscire, dico...
c'è una strada, ma deve trovarla da solo
no... ho deciso, rimango
bene... si trovi un posto. E si metta comodo

certe città

certe citta' si mostrano senza pudore in tutto il loro spleen che le nebbie di aprile enfatizzano filtrando la luce del sole e del mare... mio cugino e' andato in giro per genova per due giorni dicendo a tutti... voi non potere sapere... voi non potete capire... non ci e' andato in camper, gli si e' staccato uno sportello... pero' per non perdere l'abitudine ha dormito in macchina, come in quel dormire tormentato e vigile dei lunghi viaggi in cui guidava la sua compagna portandoli sempre verso destinazioni non sue... al mattino e' entrato in un bar, gli scappava una citazione, e ha detto ad uno che credeva genovese invece era romagnolo... certa gente sa tutto, ed e' tutto quel che sa... questo gli ha risposto con un moncherino di bestemmia, e l'ha guardato con disprezzo... poi e' uscito, mio cugino, si e' inoltrato in quel correre di vento, in quel saliscendi... all'improvviso s'e' ricordato perche' era li'... doveva far pace con quella citta'... lei non aveva colpa se il vento distratto delle cose di morte si porta in alto, e via per sempre, insieme alle cartacce ed al frascame, le persone che per te hanno contato.
E da! li' sono partite per andare da qualche parte a non esserci piu'

mi interrogo sempre

davanti ad un caffe' stamattina ho sentito uno che ha ripetuto piu' volte una frase diretta ad una tipa che se ne stava andando... diceva... prima di fare una cosa io mi interrogo sempre... direi che e' un aspirante saggio, fa bene ad interrogarsi... io invece quando mi interrogo finisco sempre per darmi un brutto voto, a scuola beccavo addirittura non classificato, e per consolarmi mi interrogavo da solo su cosa significasse non venire classificati... mi rispondevo prendendomi tempo, con calma, che non stavo dentro quella classe, quella materia, e in fondo dentro un cazzo di niente... ero bravo a raccontarmi le cose... 

mio cugino, quando si interroga sui nodi spinosi della sua ondivaga esistenza, si fa venire uno dei suoi mali psicosemantici, tipo non ho capito la domanda... oppure... ci sono cosi' tante risposte dentro di noi che alla fine mi viene il riflusso gastrofageo... oppure cita bob dylan... the answer, my friend, is blowin' in the wind... 
io per consolarlo gli cito guzzanti quando dice... la risposta e' dentro di noi... solo che e' sbagliata... 
amo le risposte sbagliate, perche' alla fine trovano sempre il modo per essere giuste, prima o poi, e' solo una questione di tempo... 
E se non trovi la risposta devi stare calmo, perche' se decidi di seguire il cuore e l'intelligenza emotiva per trovare una risposta c'e' il rischio che il noto enunciato "va dove ti porta il cuore" si trasformi in " va dove ti porta il colon"... come spesso capita a mio cugino...
Io sto calmo.
E vado... e basta
buongiorno...
andate e bevetene il cappuccino... colon permettendo... senno' tripla vodka macchiata soia, perche' il latte e' un veleno

dissenso

sto dicendo ad uno che dissento su tutto cio' che ha detto, e lui continua a dire che approva... io approvo, dice e ripete... io dissento e lui approva il mio dissentire... finisce che mi viene la dissenteria... lui continua ad approvare... ma approvaci almeno, a dire qualcosa di diverso!... no?

la prima volta di sempre

Camminavo… le nuvole stracciate in lembi dalle folate che, dritte dritte dal mare nascondevano a tratti le sferzate roventi dei raggi di un sole che splendeva come fosse l’ultima volta.
Camminavo la sabbia tra le dita dei miei piedi, camminavo la mia giovane vita… camminavo lasciando indietro i miei ricordi già sbiaditi in poco tempo per far posto a te… pochi passi avanti.
Camminavo dietro il tuo passo per poter avere il tratteggio del tuo corpo in controluce, col vento complice a disegnare le tue grazie facendo aderire le ampie volte del tuo bel vestito alle forme che tu, con gesti ripetuti e repentini, tentavi, e non tentavi, di celare al mio sguardo.
Ti fermavi, ti giravi e mi indicavi una conchiglia da raccogliere, o un bagliore in lontananza che tardava a rivelarsi in un gabbiano. Ti fermavi, e sapevi che mancavano pochi passi ad un mio bacio, che volevi, facendo finta che fosse per caso… che invece veniva dagli angoli più segreti e nascosti a tutti, tenuti per me.
Ti fermavi, io sollevavo nuvole di sabbia per fare in tempo a cingerti la vita prima che tu volassi via di nuovo… ma questa volta mi aspettavi, immobile, come non avessi peso, e ti lasciavi addosso a me, mi regalavi il fresco delle tue labbra dischiuse, e il profumo della tua pelle che avevo dentro dalla prima volta che ti baciai la mano, a quella festa, quella strana festa di danze che nessuno di noi due sapeva ballare.
Fu proprio lì che mi dicesti il tuo nome, un nome dalle curve morbide, slanciato in alto… come te… Eloise.
Ma ora ti baciavo, e sapevo che quel tuo sapore sarebbe scivolato in fondo alla mia anima per non uscirne mai più. Ti baciavo, eravamo un unico respiro, eravamo accesi in un sole nostro, esclusivo… era la danza dei nostri sensi… non ne conoscevamo ancora i passi, ma volevamo ballarla.
A ridosso di una duna vidi un palmizio isolato, altissimo, e poco più in là un groviglio di foglie modellato a pergola, poi abbandonato ad aspettare noi; il vento ci giocava, come giocava con quella ciocca bruna dei tuoi capelli che era riuscito a liberare dal giogo della tua acconciatura.
Eri stanca, io fingevo di non esserlo… ti feci sedere sulla sabbia, che sotto la pergola era docile e fresca.
In aria, confusa al vento, si levò una musica… sconosciuta, ma già sentita… sconosciuta, ma già sentita senza sapere né dove né quando… i tuoi occhi erano chiusi, sembravi voler cedere al sonno, ti accarezzai la ciocca di capelli che si ostinava a ricadere sul tuo viso, ma tu mi prendesti la mano come per fermarmi… te la portasti all’orecchio, con l’altra mano, con un unico sapiente gesto, ti sciogliesti i capelli… ti vidi donna, col tuo sguardo velato che seguiva le trame di danza di quella musica che non esisteva, se non in noi.
Fu in meno di un attimo che la musica ci prese per mano, la musica dolce e tumultuosa dei nostri sensi, in un abbraccio che da tenue si fece serrato… in un amore che ora era amore delle nostre mani, delle nostre bocche, dei nostri corpi avvolti in un letto fatto dei nostri vestiti… il più morbido ed avvolgente dei letti in cui fare l’amore, e farlo come fosse da sempre e per sempre…
la prima volta di di sempre.

franco cerri

mio cugino ha parlato per ore ed ore con la sua nuova fiamma, una che ha conosciuto in una lavanderia a gettoni, ora ha la voce tumefatta, perche' lei, come prima cosa, gli ha urlato vaffanculo troglodita, e lui le ha chiesto di argomentare meglio il concetto in modo che fosse piu' chiaro... cosi' la dolce fanciulla l'ha coperto di insulti, e quando si fermava un attimo per prendere fiato teneva il tempo con le nocche sulla sua faccia... e pensare che lui le aveva solo detto, cosi', tanto per attaccare bottone rapito dalla sua bellezza selvaggia, che rimpiangeva i tempi in cui le donne lavavano i panni a mano...
alla fine, quando la tipa s'e' calmata ha detto a mio cugino che quello non era stato uno sfogo, ma un test per vedere che razza di uomo fosse, se avesse reagito sarebbe stato come tutti gli altri bastardi, ma lui non l'aveva fatto, quindi era l'uomo ideale, ed era disposta a offrirgli il fiore dei suoi anni, a partire dal momento in cui i panni sarebbero stati asciutti, e lui glieli avrebbe piegati tutti con cura...
a dire il vero lui un calcio aveva tentato di sferrarglielo, ma era andato a vuoto... e anche quando aveva tentato di dirle puttana selvatica lei l'aveva presa come un'imprecazione impersonale, tipo bestemmia evitata...
quindi, coi panni asciutti e piegati, sono convolati a giusto camper in direzione... calcutta..
E vissero felici e contenti...?
buongiorno
non ci sono piu' quei bei fustini di detersivo di una volta, tipo bio presto, con la pubblicita' dell'uomo in ammollo, cioe' il mio amico franco cerri

e basta

non guardare in alto
non guardare in basso
guarda e basta
cammina il tuo passo
indossa la tua storia
e lasciali liberi
di leggertela addosso
corri, se vuoi
e cadi, se vuoi
ascolta del mondo
il rumore di fondo
le nenie di fango
e le musiche di rango
stai vicino
a ciò che è lontano
e tieni lontano
ciò che ti urla addosso
non guardare in alto
non guardare in basso
guarda...
E basta

ti salverò

ci sono giorni in cui vorresti salvare tutti i personaggi delle tue storie, liberarli dal giogo in cui li hai costretti a drenare le trame dei loro destini... ci sono giorni in cui l'onnipotenza di cui ti hanno tanto parlato da piccolo vorresti poterla prendere in subaffitto per un momento, ed usarla per l'ennesima persona che ti ha appena detto che a lui tocchera' il valico di un buio canyon, e dovra' saltare senza rincorsa e senza piu' fiato... io allora, se fosse un personaggio della storia che sto scrivendo, gli regalerei un ippogrifo, un cavallo alato, che non lo porterebbe di la' dal canyon, ma lo terrebbe in aria per tutto il tempo che serve a far si' che quel destino di merda che lo bracca alla gola perda le sue tracce... i personaggi delle storie, se non li fai morire tu, non muoiono mai... nel mio primo romanzo ho fatto morire un cane, ma loro accettano, non s'interrogano sul senso del loro passaggio, noi no... noi lo facciamo sempre, e ci inventiamo scenari immaginifici in cui veniamo salvati, o condannati, ma sopravviviamo in eterno... non mi basta, cazzo... io vorrei mettere tutti in una storia, e stracciare via i capitoli in cui muoiono...
ognuno e' onnipotente quando inventa, l'ho imparato dai bambini a scuola, se vogliono far sopravvivere una formica in un branco di elefanti le danno i superpoteri...
io ti mettero' in una storia, e ti faro' fare tutte le cose che avresti voluto fare... ti faro' vincere anche il nobel per il flauto traverso, se non c'e' ce lo metto io...
hanno fatto aprire il mar rosso, qualche tempo fa... io faro' chiudere il tuo canyon... e ti salvero'

parole fitte

Parole fitte come una nebbia in pianura
suoni confusi nell'ovatta,
gente che incontri e non ti vede,
gesti mescolati,
ogni faccia una storia,
ogni smorfia una vendetta,
ogni passo un viaggio,
ogni angolo una meta.
Due cani,
che camminano di sbieco
braccati dalle mappe dell'olfatto.
Due sedie, 
lasciate lì a gonfiarsi di freddo.
Due scarpe spaiate,
una adulta e l'altra bambina.
Due mani fredde
una tua e l'altra di chi non c'è.
Due parole in gola,
rauche come la nebbia,
che salgono e si fermano
... salgono e si fermano...

poi la musica
che esce fuori forte
come un'emorragia.
E allaga tutto.

menu

quanto mi piacciono quei menu con una lista lunghissima di piatti in cui vengono descritti piatti e vini con sapiente arguzia poetica... le parole come spezie, ed immagini evocative di sapori ed estasi organolettiche...
una volta ad un workshop uma simpatica allieva mi prese da parte per mettermi al corrente di quanto non gli piaceva questo, quel e quell'altro chitarrista... alla fine ne salvava tre, anzi due e mezzo... anzi due...
io le chiesi se al ristorante le sarebbe piaciuto trovare sul menu solo le due o tre cose che le piace mangiare... rispose di si'... allora le chiesi se aveva un ragazzo, disse di si'... le chesi se le piaceva tutto di lui... disse di si' perche lo amava...
allora le consigliai di mettergli in mano una chitarra...
buongiorno...
menu di oggi:
stufato di vigogna
pate' di gnu
ravanelli di mare
insalata mesta
tavernello di fossa

ikea

quando mio cugino mi ha chiamato al telefono pubblico con una voce che sembrava quella degli astronauti che comunicavano con la base di houston, per dirmi che era stato folgorato sulla strada di damasco, io ho pensato ad una sua fulminea conversione... invece voleva dirmi che ha beccato dritto dritto un fulmine a ciel sereno sulla parabola nuova che ha appena installato sul camper mentre si dirigeva verso quella citta'... lui non si fa mancare proprio niente... adesso quello che lo angoscia non e' tanto il fatto di avere uno squarcio sul tetto, ma l'inibizione a ricevere quel canale satellitare su cui danno il suo documentario preferito, cioe' Megastrutture... senza quello, che va in loop ad ogni ora, lui non riesce a dormire... vuole che gli mandi, su sendspace, un video con il meglio di megastrutture... ma, come testimonia il nome, sono file pesantissimi... allora ho deciso di mandargli le megastrutture smontate, con le istruzioni, come i mobili dell'ikea... cosi' poi se le monta da solo e smaltisce l'ansia attraverso il lavoro manuale... solo che il bullone piu' piccolo ha un diametro di un metro e mezzo...
beh... io ho fatto quello che potevo. E non mi devo sentire in colpa...
buongiorno
oggi e' la giornata ideale per punirsi andando all'ikea

e anche dopo

E anche dopo
che il buio ha ingoiato il giorno
e anche dopo
che hai sciolto l'ultimo nodo
e anche dopo
che ti sei visto passare allo specchio
e non sembravi tu
... che hai corso fino a perdere il respiro
... che hai drenato i pensieri nel sonno
e anche dopo 
nel tempo che verrà dopo
steso in terra ad a aspettarti
la tua voce si stacca.
E intona il lampo di un sorriso

una strada

trovo sempre una strada
che non sia strada.
E mi fermo a guardarla passare
mi fermo seduto ad aspettare
una strada che sia musica di parole
spiccioli di moneta dell'anima
per dire d'ogni cosa che passa e rimane
per dire d'ogni cosa che canta in volo
tra l'andare e il restare
per dirti forte di aspettare
che ancora c'è tempo
per tornare
da dove sono venuto

gioco sospeso

spenta una nota
ne accendo un'altra
una scende, densa di fumo
l'altra sale, e si ferma in aria
tutto attorno, a non vedersi
l'arco sospeso del silenzio

spento un giorno
ne accendo un altro
uno scende e indossa il buio
l'altro sale. E ti rivela
tutto attorno, dritto agli occhi
il gioco sospeso delle nostre vite

tubi che passano

a volte le parole rendono tutto piu' facile... in tutti i sensi... ad esempio, la prima volta che ebbi a che fare con una casa da finire, scelte le porte mi dissero che di li' a poco sarebbero venuti a "posarle".
E io immaginavo che sarebbero arrivati, le avrebbero dolcemente "posate" e sarebbero tornati sui loro passi... invece c'hanno messo una settimana, stuprando muri e facendo una moltitudinedi quei gesti che gli artigiani fanno per vendicarsi del mondo... ce ne fosse una che si posava dolcemente... nessuna entrava di giustezza, e naturalmente la colpa era sempre dei muri... del tempo, del governo... e naturalmente MIA... che non avrei divuto comprare quella casa, l'unica al mondo a cui nessuna porta s'adattava.. in un'altra casa, piu' di recente, durante le opere di ristrutturazione, l'idraulico mi chiese fare le tracce dove lui aveva segnato il passaggio dei tubi... io, affascinato da sta cosa che i tubi passano... passano ... passano... e dentro ci sara' acqua che passa... passa,,, passa... vista la resistenza che le mie mani opponevano alla mazzetta ed allo scalpello... feci perdere le mie tracce... e adesso non si sa che giro facciano i tubi... e l'acqua prima di arrivare si fa un bel giretto nel gange... poi l'elettricista mi disse che quella casa era difficile da mappare per i punti luce... che era ombrosa di suo... come i nodi dell'esistenza... cazzo... ho beccato anche l'unico elettricista filosofo shopenaueriano che ci fosse in giro... E' stato in quei giorni che ho capito di essere cugino di mio cugino... e che la vita sono tubi che passano, e punti luce a gettare luce sui nodi ombrosi. E porte che vanno posate con cura, prima di venire aperte... o chiuse... 
buongiorno...

pochi passi

pochi passi avanti
e quel cielo di piombo
si straccia le vesti
con aria addosso all'aria,
lame di luce e cupi tamburi,
voli scomposti di pioggia e di fumo.
E guardi il vento piegare a sè
le chiome e i destini.
E nasconde di buio la luna,
guardi il mondo sospeso
in un tango ubriaco,
che gronda la sua rabbia
che affonda i suoi passi
che sbriciola i tetti
agita il frascame...

che frena e rallenta
in un pianto leggero...
si ferma a mezz'aria
e trattiene il fiato
per cedere al sonno
il suo gesto sfiatato

go east

quella striscia striata di mare all'orizzonte sta prendendo tono, quel tono autorevolle di vago disincanto che hanno le cose belle quando si ritrovano dopo un lungo sgualcirsi in un letto fuori stagione dove si finisce per fare da sfondo ingrombrante ed inquietante alle cose umane, che si volgono altrove aspettando senza troppa convinzione.
E' un lungo viaggio, qui, quellio che il mare fa in inverno per tornare ad invadere d'azzurro gli orizzonti di chi li guarda... a me piacciono le cose che hanno un'espressione dimessa, mi piace il mare in inverno, prima che il sole lo indori con il suo make up... il mare in inverno parla, racconta... osserva... in estate tace, brilla e si lascia ammirare, si lascia desiderare... ma in estate ha quell'aspetto fiero di chi ha ritrovato se' stesso...
mio cugino ha deciso di volgere ad oriente, per ritrovare se' stesso attraverso le filosofie di vita orientali... io gli ho detto che se va verso est con convizione e non si ferma, alla fine trova se' stesso per forza... perche' ritorna qui... pero' si ritrova di spalle, e se si gira di scatto puo' essere una brutta esperienza vedersi con la faccia scarnificata dei grandi viaggiatori che da sempre, nella storia dell'umanita', sono tornati da lunghi viaggi ritrovando tutto uguale ed irreversibilmente diverso...
buonguorno...
go east, young people... find yourself in troubles and takin' it easy

memoria

memoria è come trascinare a te
un treno di cose andate, incrostate all'oblio,
con un lungo filo, teso e sottile...
facile che si spezzi
facile non vederlo più...
memoria è quando era fresco, nella tua infanzia
e il sole giovane ti sfiorava gli occhi senza bruciarli...
quando il tempo correva meno forte di te
e restava indietro, fisso sulla tua nuca...
memoria è quando ritrovi il filo
e tiri a te quel groviglio
in cui i cocci di cose vere
si sono saldati ai sogni...
memoria è quando capisci come è andata
e perchè è andata così, quella volta, con lei...
che era lei, ed era tutto il mondo, in quel tempo...
memoria è la sua voce che ti racconta,
che rilegge a memoria, rimescola a caso
quelle tre parole, giocate ai dadi,
per dirti come è andata, e perchè è andata.
E perchè ha gettato in aria i dadi
confusi con la pioggia e il vento,
nascosti dal furore ubriaco del sole
che ne ha cancellato il verdetto...
memoria è quando il tempo
ti nasconde le ragioni
ma non le voci, i gesti e le emozioni...
memoria è quando sai,
ma vorresti essere smentito...
quando non sai,
e vorresti sapere...
memoria è quando senti
nel bianco ronzio dell'orecchio
quel coro di voci come fresca aria del mattino
che ti canta chi sei, chi sei stato, chi eri...
e chi erano loro, gli altri, gli altri da te, gli altri come te...

memoria è quella voce di tua madre,
che ti canta e ti parla senza più tendere
quel filo lungo e sottile
che si fa beffe delle leggi del tempo
in un presente remoto, 
lontano e imminente...

memoria sono io
che mi parlo come fosse domani
mentre è già oggi, ed è ancora presto per tacere.
... E aspettare che arrivi la lumaca gigante...

memoria è una lumaca gigante
troppo lenta per inseguire il tempo
troppo grande per un filo...
teso
lungo
e sottile...
ma eterno come un attimo perduto per strada

it's easy to remember

quando si vuole dimenticare qualcosa si preme un invio, con gli occhi chiusi e spremuti, e si da inizio ad un countdown che a poco a poco tenta di sbiadire i contorni di quella cosa, brutta, o dannatamente bella, che sia. E si spera che una volta sgretolate quelle linee, una volta spaccati gli angoli che la contengono, si presenti nuda nella sua crudele bellezza, o nella sua ferocia esiziale, per essere presa a morsi dall'oblio... oppure si spera che vada a dissolversi in grumi di polvere per farsi portare via dal tempo che passa e accumula le cose nuove in quell'archivio affollato dove le cose lontane faticano a trovare un posto comodo in cui stare li' a ricoprirsi di polvere.
Il mio archivio l'ho comprato da un rigattiere distratto, fantasioso e truffaldino... ogni mensola e' diversa, tutte rigorosamente fuori moda, come i miei abiti, che seguono un trend che non sa a cosa tendere... cambio spesso posto alle cose riposte, credo di essere io a farlo, ma in realta' sono loro a spostarsi, obbediscono alle leggi del mio sentire, non a quelle del mio fare... per cui ci sono giorni in cui mi ritrovo all'indomani di quel giorno in cui mio padre ha volto il suo volto altrove da me... o qualche ora dopo quel primo tuffo tra le sue braccia... oppure qualche istante dopo aver manifestato il mio rancore verso una chitarra che non voleva arrendersi a raccontare chi ero...
Il mio archivio a volte gioca a nascondersi in altre stanze... e tutte le cose me le trovo li', accatastate a terra nei corridoi, per la strada, sulle panchine in disuso...
E allora cerco di metterle in fila nelle frasi, dove credo di essere io a deciderne l'ordine di tempo, di importanza, di dolore, di sangue... di incendi di gioia e stupore... come in una citta' di quelle calviniane, a cui sottendono leggi che puoi scegliere...
Mio cugino, che mette in ogni cosa una cura non sua, ma presa in prestito, raccoglie le cose andate in modo intelligente ed ordinato... fa una raccolta differenziata.... usa contenitori di colore diverso, poi li sigilla. Ma alla fine non si ricorda a cosa si riferiscono i colori... allora lascia perdere e si gode questo arcobaleno colorato dalla sua vita passata... 
Lo invidio, a volte... la vita e' sempre un passo avanti a lui... 
Anyway I don't care...
Io parto.
E vado.
Buongiorno
"It's easy to remember" suonata da Keith Jarrett per me oggi e' il miglior archivio possibile.... sono in giro, e sto usando il telefono... per favore postatemi voi quella canzone, se volete...

guardami

guardami
non girarti di là
dimmi cos'hai visto
dimmelo adesso
dimmelo piano
scendi un gradino
poi un altro
fermati qui

guardami
prendimi nei tuoi occhi
tienimi
passami vicino
mandami incontro la mano
prendi la mia...
erano altri giorni
altre ore
schegge di temo
e grumi di pianto

guardami
adesso è diverso
adesso è notte, sul mondo
il sole si è perso

guardami
prendi la tua penna...
E scrivimi ancora addosso
le tue labbra
la tua voce
il tuo sorriso

guardami
non c'è più tempo, adesso
non c'è più giorno, adesso
non hai più occhi
non hai più voce
hai solo mani

guardami
con con gli occhi e la voce
delle tue mani

like an horse

ancora e da sempre, e per fortuna... mi chiedo ogni giorno chi, in questo "mare infinito di gente", sono io... e mi chiedo ancora, per sempre e per fortuna, cosa mi spinge ogni giorno a coltivare " l'ambizione muta del compositore invisibile"... ho citato 2 volte Fossati... e' nostra abitudine cercare le risposte nelle parole dei grandi poeti, forse perche' ne sanno come noi, ma lo dicono con parole che coccolano il nostro dubbio con mano ferma e sapiente... iuna cosa l'ho capita, pero'... almeno una... anche se mi vedessi da fuori capirei che so amare le persone che amo e le cose che faccio... tutto il resto e' solo pioggia negli occhi, che a volte ti frusta e a volte ti inebria...
E finche' muovero' in giro i miei passi spero comunque di non incontrarmi... tempo fa mi dicevano che a modena c'era uno uguale a me, un sosia, dicono che tutti abbiamo un sosia... forse sono dei tentativi, delle prove, degli abbozzi... o forse siamo noi i tentativi, le prove, gli abbozzi...
ho mandato mio cugino sulle tracce del mio sosia... l'ha trovato... ci ha parlato, ha detto che e' un grande giocatore di polo (!?!?)...
io non so nemmeno andare a cavallo... e mi consolo pensando che pero' nemmeno il cavallo saprebbe andare a me...
buongiorno... anyway I love anything who sounds like an horse

lirico

ci sono persone che ti parlano del piu' e del meno... parlare del piu' e del meno, nell'accessione comune, significa parlare e non dire niente, ma non e' cosi'... la gente quando parla del piu' o del meno ti parla in realta' di cio' che ha e di cio' che non ha... e nel secondo caso assume un'espressione sconsolata...
a me piace che mi manchi sempre qualcosa... un pezzo che non mi viene... un libro che ancora non sono riuscito a leggere... un sorriso che devo ancora ricevere... 
allora parlo volentieri del meno... e ascolto chi mi fa impennate liriche sulle primavere instabili ed inaffidabili, come se una stagione che deve inghiottire a mozzichi l'inverno, digerirlo e rigurgitarlo estate, possa evitare sussulti e singhiozzi climatici... 
mi piace che ci sia trasporto e lirismo... oltre ogni cosa... anche quando si conclude sempre dando la colpa al governo...
lirico e' quando canti anche senza cantare...
lirico e' quando ti parte da dentro una soffocata musica di parole...
lirico e' il viso di mio figlio, anche quando s'incazza con me e col mondo...
a me piace parlare del per e del diviso... di quando e come mi si moltiplicano i desideri, e sono vivo... di quando voglio condividerli con glii altri.
E sono vivo.
Mio cugino parla per equazioni... tutto cio' che dice, alla fine, ha sempre come risultato zero. Ma e' bella la strada che fa per arrivarci, molto lirica... lui parla per parlare... parla per pensare... viaggia per viaggiare...
domina l'algebra semantica dall'alto del suo camper...
cio' che non capisce e riconosce invece sono le... frazioni... lui passa ad alta velocita' per i piccoli centri urbani ascoltando a tutto volume il suo disco preferito... Pupo, Sting, ed un coro di voci bulgare... si intitola "Rumori gastrici subliminali" regitrato nei primi novanta a San Vito dei Normanni... ma mai uscito sul mercato perche' il produttore esecutivo soffriva di agorafobia duodenale... mio cugino e' riuscito ad avere una copia del master ricattando il bidello dello studio d'incisione, con cui aveva avuto una storia a quattro, e minacciando di dire tutto al Vescovo di Pescasseroli, suo cognato in odore di santita'...
Buongiorno...
parlate sempre e comunque, e dite ne' piu' e ne' meno quel che volete dire

e ti avrà

Quel lampo di luce 
nei tuoi occhi
mi invade il sangue
così come
la dolce musica
dei tuoi passi...
hai un'ombra velata
che affiora nel sorriso,
io so cos'è...
forse gli anni,
i troppi anni
con le vele 
gonfie di vento
per tornare...
forse il tono
rauco e rassegnato
del mio viso
per gli anni,
i troppi anni
aggrappato qui,
a questo molo,
per cercarti tornare.

Quella virgola di lacrime
sulle tue guance
mi chiama alle tue labbra...
io corro, e inciampo nelle tue mani
che sanno di mare, e primavere lontane
volevo esistere laggiù, con te...
essere quei fiori che coglievi
dentro il tuo lontano,
dentro il tuo altrove da me

ora sei qui...
ora siamo il tuo viaggio
ora siamo il mondo che cercavi
ora sono io quel mare
ora sono io i tuoi giorni andati
le tue lettere perse nella salsedine
il profumo della tua pelle 
regalato invano
ad un volo di gabbiani distratti
dalla luce che frigge sui dorsi
dei pesci colorati...

ora sei qui
ho il mio mare alle caviglie
mi chiede di te...
mi chiede te...
E ti avrà

scarpe comode

sto osservando come si muovono con stupore, ma senza nessuna circospezione, le foglie giovani di questa primavera ai guizzi oziosi di un vento incerto e distratto tipico delle domeniche di primavera incerta e distratta... quando queste foglie impareranno a schivare il vento, o a giocare con lui... o ad aspettarlo arrivare per farsi planare in aria con dolcezza... vorra' dire che s'avvicina l'ultimo volo, quello che ti posa a terra dolcemente, se hai imparato a volare, o ti sbatte giu' seminando di ferite il tuo mondo... 
il mondo mi ha seminato di piccole e grandi ferite perche' ho sempre voluto vivere coltivando primavere di incertezza e stupore anche in stagioni diverse... non funziona, ma e' bello crederci.
E poi e' bello credere di poter volare quando la chitarra ti aiuta a staccarti da terra...
anche ieri sera ho svolacchiato un po', ed e' bello, all'indomani, alzarsi con quel vago e diffuso indolenzimento tipico di chi ha volato dentro un amore che per quell'attimo era per sempre...
il mito del volo ha radici e ragioni antiche in tutte le culture... alcune tentano ancora di fare da vela al vento... altre, quelle che dominano le sorti della sopravvivenza del pianeta al momento, sono franate giu' con definitiva pesantezza... ma nel loro ventre avido qualche cantore indomito del volo ha continuato a sognare le ali, ed a mostrarle agli altri... la tromba di Chet, a pochi metri, mi mostrava le ali, apparentemente fragili ed inzuppate di umano dolore, ma erano ali vere... quando padre nicanor reyna, in cent'anni di solitudine, dopo aver bevuto una tazza di cioccolata calda levitava di venti centimetri io avevo vent'anni, e mi alzavo da terra con lui... ora ho figli di piu' di vent'anni, e volano... svolacchiano a volte come animali da cortile, a volte stanno fermi in aria come un aquilone che fa indigestione di vento sapendo, o non sapendo, che e' per sempre... 
io non ho piu' la loro leggerezza, quella del non sapere il poi... il poi significa il sapere che siamo qui per essere smentiti, cazzo... ci hanno imbottito la testa di favole che ribadiscono l'incolmabile distanza tra noi e l'onnipotenza... ma resistiamo, cazzo... e voliamo... cazzo... 
in questa domenica di inevitabile e delizioso spleen io voglio dedicare questo mio piccolo volo sbilenco raso terra ai miei figli, e a tutte le persone incredibili che ho conosciuto, e conosco, che resistono, volano, cadono, si ammaccano... e riprovano domani...
anche a mio cugino, lo dedico... lui non ha mai fatto altro che provare a volare... nel mito di dedalo e icaro c'era anche lui, alla partenza, ma non e' stato menzionato, non l'hanno nemmeno fatto partire perche' s'era presentato con ali fuori moda, per quei tempi... gli va sempre cosi.., a lui
buongiorno...
scarpe comode... e volare