lunedì 2 aprile 2012

antonio monti, casellante

certe volte mi ricordo di mio nonno, che non ho mai conosciuto perche ho fatto tardi a nascere, e lui troppo presto a morire... faceva il casellante a castelbolognese, aveva una sfera perfetta ed implume come testa, e occhi uguali ai miei, e a tutti quelli di chi non sa mai bene se aprire le sbarre o no... condivideva con il capostazione il cinquanta per cento delle sorti di quel piccolo pezzo di mondo... lui faceva argine alle poche automobili, ai carri, alle biciclette ed ai passi, perche' si fermassero per lasciar passare l'inerzia di sua maesta' il treno lanciato in corsa, o appena partito... o che chiedeva tempo per rallentare la sua corsa e fermarsi... 
non vado mai in treno, perche' non puo' scegliere la sua strada, ma spesso i treni li guardo passare, immaginando il carico di destini mescolati, le merci da tempo attese da qualche parte, i tanti patti di sangue stretti sulle rotaie e sciolti per sempre a destinazione... i comparti di suore con un ateo iconoclasta capitato li' in mezzo pur di non star in piedi... lo sguardo disgustato di chi doveva stare in prima classe e gli hanno sbagliato il biglietto... la tosse asinina di chi mon trova posto, e mon trova pace in quel viaggio come da nessuna altra parte...
mio nonno dicono parlasse pochissimo, ha lasciato tutte le sue parole in eredita' a me, perche' io posso usarle senza preoccuparmi di dover stare attento al treno che passa... io li ho lasciati passare tutti, i treni, e il massimo che potevo fare era suonarci sopra... i casellanti non servono piu', ma mio nonno si'... lui sarebbe sevito a me, per chiudere ed aprire al momento giusto i passaggi a livello della mia vita...
Il mio nonno antonio ha saputo capire che quello che voleva fare mio babbo era disegnare, pero' quella cosa li' di aver capito non ha fatto in tempo ad insegnargliela... 
l'unico suo sguardo l'ho avuto dal mezzo busto di ceramica con cui lo ritrasse mio padre... da li' mi ha sempre guardato con lo stesso rispetto che aveva per i treni, e per le biciclette che obbedivano ad una solenne attesa sapendo che, passato il treno, lui avrebbe aperto loro le sbarre per riprendere il cammino...
in fondo mio nonno vendeva isole di tempo in sosta, come gli autogrill... in fondo mio nonno mi ha insegnato ad accettare quei momenti in cui non puoi fare altro che aspettare, ma puoi vivere... 
chissa' quanti amori sono nati in quel dover attendere il treno perche' passasse oltre il loro destino segnandolo per sempre... chissa' quante amicizie, quanti rancori... 
ciao nonno antonio... quando mi si apriranno le sbarre finalmente ti conoscero'...

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