giovedì 15 marzo 2012

sbagliato

arriva un momento in cui capisci che gran parte di quello che ti hanno insegnato e' servito. E' servito perche' era sbagliato, adesso ne vedi chiaramente le conseguenze addosso a te ed agli altri, e puoi bearti di aver scelto il contrario... oggi e' un sole acceso ed e' sabato nel villaggio globale, tutti li' a buttarsi a fare qualcosa, giustiziare a colpi di pala gli ultimi cumuli di neve sporca, o a trapanarti i coglioni da sotto casa con un canto rinvigorito dal forzato riposo, da quell'alone di catastrofe che scendeva su di noi dentro la neve... ho gia' sentito, a colazione, qualche monito da parte dei piu' avveduti... a marzo la neve tornerà', come un esercito ricacciato indietro e disperso che pero' non e' domo e si prepara ad un nuovo attacco... e in questa bolla sospesa, in questo trailer di primavera, noi andiamo al mare, vediamo fiori che non ci sono, o riportiamo a galla i colori dimenticati delle piastrelle dei nostri terrazzi, delle nostre auto, delle nostre scarpe... io invece voglio vivere di lato, e schivare le cose per guardarle passare nel loro splendore di tergo... cosi'... giusto per venire meno agli insegnamenti ricevuti... se si rivelasse fondata la teoria della reincarnazione penso ci sarebbe da qualche parte qualcuno addetto a spingere un bottone per reincarnarti in qualcosa... se aveva l'idea di riciclare la tua anima in un lupo e gli si incanta il bottone tu invece di un lupo diventi un branco di lupi, ed e' molto diverso, no?... ti tocca fare gruppo e andare a rompere il cazzo a qualcuno... non mi ci vedo... non mi ci vedo a reincarnarmi in niente, ci vorrebbe un sacco di carne... mio cugino dice di essere uno spirito antico, potrebbe anche essere stato kafka,... dice di essere stato gia' in molte vite... temo che ne rovinera' molte altre prima di arrivare al nirvana...
se e' vera la teoria della reincarnazione pensate quante vite ci sono dietro le cose scritte ogni mattina su fb... per forza e' fatica capirsi... buongiorno, anyway 

dietrology

mi fanno impazzire I dietrologi, mi piacciono molto di piu' dei dietologi, non so perche'... mi piace ascoltare quelli che vedono un complotto internazionale dietro ogni cosa... che guardano il mio telefono e mi dicono che dal momento in cui l'ho attivato sono nelle mani dei servizi segreti israeliani... che si stupiscono quando scoprono che non ho un cane addestrato a fiutare le cimici e I microchip... adoro quelli che dicono che da quando hanno addosso i nuovi jeans si sentono strani, dev'esserci qualcosa sotto... e io gli dico che se quella cosa strana che sentono e' dietro allora forse c'e da preoccuparsi davvero... una volta uno mi ha detto che forse io non ero chi dicevo di essere... avendo tanto amato Pirandello io gli ho risposto che sicuramente aveva ragione... lui allora, dopo qualche istante di sospettoso silenzio in cui mi squadrava dall'alto al basso mi ha detto che quelli che mi avevano mandato erano proprio in gamba, perche' sembravo proprio un pirla qualunque... un mio vicino di casa, che si nutre di dvd di film di complotti interplanetari, una volta ha ricevuto tra la posta il biglietto che annunciava l'imminente visita del parroco alle famiglie del quartiere per la consueta benedizione pasquale... leggendolo piu' volte con aria assorta mi ha sussurrato:... chissa' cosa vogliono veramente...?... io gli ho risposto che era sicuramente una "messa' in scena per accedere in modo occulto al database dei suoi peccati... lui, ovviamente convinto della credibilata' della cosa, ha ribattuto dicendo di essere un uomo irreprensibile... non ho potuto far a meno di fargli notare che ero indotto a pensare il contrario, a giudicare da quel farraginoso racconto in stile Bukowski intitolato "Inferno a Tavolucci" che portava la sua firma in calce e girava ormai da giorni sul blog di mio cugino... e' sbiancato e si e' barricato nel bunker antiatomico che si e' costruito sotto il mio studio con gli anni e con gran pazienza dicendo alla moglie che andava a giocare a calcetto...
buongiorno... e chiedetevi cosa voglio veramente dirvi con questo... 

magma

l'idea si stacca dal magma del pensiero informe, poi prende forma attraverso il linguaggio, che le da un ordine logico e le conferisce dignita' agli occhi di chi legge, ascolta, guarda... ma ogni criterio di ordine e dignita' e' diverso ed unico, ogni linguaggio li contiene tutti... il mondo e' popolato di quelle schegge di pensiero che chiamiamo idee... dare loro voce attraverso i linguaggi e' qualcosa che ha a che fare con il crocevia dove anima e corpo si incontrano e si fondono... 

indios

in un bellissimo film di anni fa klaus kinsky interpretatava fitzcarraldo, un tipo che voleva costruire un teatro dell'opera nel cuore della foresta amazzonica... vinceva la sacrosanta ostilita' deli indios facendo loro ascoltare la voce di caruso, come se il linguaggio universale dell'arte potesse magicamente far sparire le insormontabili barriere tra i mondi, le culture e le diacronie della storia... beh... suonando da anni ed anni in giro mi e' capitato, e capita, di avere davanti gente civilizzata che dimostrava qualcosa di ben piu' nefasto della naturale difficolta' di aprirsi ed accogliere un messaggio in un linguaggio sconosciuto ed in qualche modo inquietante... l'arrogante indifferenza... l'assuefazione... quel torpore che uccide ogni forma di stupore ed induce comportamenti di alienata ostilita' che si manifesta nel non accogliere, nel parlare con gli altri, ridere, giocare con le suonerie del telefono quando si dovrebbe ascoltare e mettersi in contatto con cio' che ti sta accadendo davanti... quando suono davanti a gente simile mi verrebbe voglia di provare a fare la stessa cosa che faceva Fitzcarraldo... tirare fuori un grammofono, caricarlo, e liberare nell'aria la voce di Caruso per vedere cosa succede... per vedere se gli indios erano veramente piu' incivili di certa gente che ti trovi davanti ad ogni passo in questo nostro emisfero cosi' culturalmente evoluto... mio cugino dice che Caruso e' un'altra cosa, ed ha ragione... ma io mi ricordo come fosse ieri di quando ho bevuto il caffe' a sedici anni nel bar di serravalle di fianco a Max Roach, che intercettando il mio sguardo stupito mi ha sorriso... o di quando, anni dopo, ho involontariamente calpestato Chet Baker che dormiva in terra nel buio del camerino di un teatro... lui, dico lui... mi ha chiesto scusa... 
buongiorno a tutti... anche agli indios, tanto sicuramente anche loro ormai vanno su facebook 

dormo

dormo... e dopo un po', se mi va bene e non parte il trapano della vita fuori, entro dentro un sogno... si apre il sipario del mio teatro interiore... c'e' un tipo vestito da polo che agita la mazza per colpire la palla... devo capire se lui sono io, o invece io sono la palla... o magari, ancora peggio e molto piu' probabile, io sono sia lui che la palla... nel nostro teatro interiore gli attori, il regista e gli oggetti di scena siamo sempre noi, senno' spenderemmo ogni notte un sacco di soldi in ingaggi... quando nei miei sogni c'e' una bellissima donna compiacente sapere che quella sono sempre io non e' che mi piaccia granche'... soprattutto se mi rifiuta, ma anche se non mi rifiuta quello che ne sovviene sono io che faccio l'amore con la mia parte femminile... sai che novita'!... 
qualcuno dice invece che i personaggi dei nostri sogni possono essere anche momenti della nostra vita... quindi magari il giocatore di polo e' il mio idraulico quando, per colpa del maledetto touch screen e delle mie unghie da chitarrista, ha ricevuto per sbaglio un mio sms in inglese indirizzato ad una cantante... e la bella donna invece rappresenta quando da piccolo spiavo la segretaria dell'avvocato mentre si chinava a raccogliere i fogli che le cadevano scendendo dalla macchina... 
mio cugino dice non credere all'interpretazione dei sogni... lui dice che i sogni sono solo scarabocchi che il cervello fa quando noi dormiamo e lui si annoia... se e' cosi' vuol dire che il mio si annoia molto spesso... 
buongiorno... sweet day dreams 

update

la prima volta che da ragazzino ho ottenuto un appuntamento con una tipa che mi piaceva molto, dopo essermi "radanato" con cura e partito col motorino prefigurandomi ogni sorta di delizie... ho sbagliato strada e non trovavo la sua casa, l'avevo vista mille volte quella casa, ma adesso non la trovavo, porca puttana, se fosse esistito il cellulare sicuramente mi sarei dimenticato di caricarlo, o l'avrei perso... lei si e' sentita bidonata e mi ha classificato subito come infame... poi siamo stati insieme un po' di tempo, ma mi guardava sempre come quello che al primo appuntamento dice di aver sbagliato strada... ancora peggio di uno che lo fa apposta per circondarsi di un alone da macho, come facevano i grandi del bar sport... ma io veramente non avevo trovato la strada, cazzo...
nel mio ultimo libro c'e' una poesia, molto sofferta e dolorosa, che si intitola "Se non arrivo"... e' stata scritta un secolo dopo, ma qualcosa vorra' pur dire... la mia vita sarebbe stata diversa se avessero inventato cinquant'anni prima il GPS... ma e' vero anche che spesso nella vita siamo posseduti inconsapevolmente dalla "paura di vincere"... il classico "braccino" che viene al tennista quando ha a disposizione tre match point e serve invece tre doppi falli... si fa rimontare, e poi magari perde... appena sara' possibile mi faro' innescare nel cervello un plug in con le mappe, non solo stradali, che si aggiorna da solo ogni mattina appena ti svegli e non ti fa mai prendere la direzione sbagliata... se non entra in conflitto con il tuo sistema operativo, con il grande disegno, con la sfiga... e con il bug della tua fottuta paura di vincere... sara' una svolta definitiva... anche se le svolte definitive non e" che mi piacciano poi molto... 
buongiorno...
ricordatevi di fare l'update... 

profezie

sta roba delle predizioni... che palle... ma e' possibile che uno non possa andare tranquillo e serenamente incosciente incontro al futuro, che tra l'altro non esiste se non come proiezione... quando lo incotriamo e' gia' presente, e quando l'abbiamo digerito...diventa passato. C'e' sempre qualche civilta' estinta, o qualche nostradamo che si mette di mezzo e vuole dirci come andra' a finire, come quelli che conosci e incontri mentre entri al cinema e loro escono dalla proiezione precedente... le predizioni portano SFIGA, dopo per forza che s'avverano... poi io dico... come fai a leggere nel futuro se non sai nemmeno in che lingua e' scritto?... come cazzo fai a farti i futuri cazzi di tutti se non sai nemmeno farti i cazzi tuoi nel presente?... gia' e' una bella fatica leggere il presente, ed anche il passato ognuno se lo legge come cazzo gli pare... figuriamoci mettersi cosi' avanti coi lavori scrivendo quintali di pugnette sul futuro... e poi... in questo diffuso oscurantismo di ritorno ormai anche il piu' scettico degli scettici quando va dal macellaio a comprarsi lo stinco ha paura che gli diano lo stinco di bin laden... perche' cosi' era scritto... mi chiedo... chi sara' che s'e' comprato i diritti d'autore delle profezie?... va a finire che michael jackson dopo aver fatto suoi quelli dei beatles s'era comprato anche quelli, che tra l'altro dovrebbero rendere bene visto che sono decisamente evergreen... se e' cosi' adesso sono degli eredi o di pubblico dominio?... la cosa piu' logica e' che siano di pubblico dominio... anche se, a ben guardare, siamo noi a lasciarci dominare da loro... buongiorno... chiudete il gas che sta per finire il mondo 

io mi sono fatto un'idea

io mi sono fatto un'idea... il mio afflato mistico non vola tanto alto, ma credo che i grandi artisti in fondo non siano che angeli che sono finiti qui tra noi per qualche piu' o meno oscuro motivo... magari non si sa se vengano da lassu' o da altrove... ma hanno sempre continuato, in svariate epoche ed in svariati luoghi, ad atterrare qui per poi decidere di rimanerci per la piu' o meno lunga durata di una vita... si sono fermati, si fermano e si fermeranno per insegnarci a guardare quello che abbiamo intorno... quello che loro vedono con un solo schiudersi delle palpebre e noi no... non cosi' bene... non fino a quel fondale melmoso dove non abbiamo il coraggio di andare a rimestare... poi ci raccontano cio' che vedono, non hanno paura a raccontare, e spesso lo fanno in modo semplice, dicendo cose semplici che pero' noi non avremmo saputo trovare...
quando suonavo nei jazz club di bologna, negli anni ottanta capitava di incontrare Lucio, che veniva su a fare un blues col clarinetto... oppure lo si incontrava a tarda notte al sillaro... 
era un angelo nelle sue ore di svago... 
i grandi cantautori usano musica e poesia, forse per ricordarci che non c'e' differenza tra le due cose... lui sicuramente era e sara' sempre un poeta, e poteva parlare di anna e marco, di nuvolari, dell'anno che verra', di cosa sara', di come profondo e' il mare... di berlino, di bologna... 
ora e' andato...
e non venitemi a dire che s'e'reincarnato immediatamente in un cantautore libico, o lappone, o neozelandese... lasciamolo stare per un po' li' a godersi un lungo blues senza tristezza, lasciamolo li' a godersi dall'alto per un po' quella casetta piccola cosi', con tante finestrelle colorate, insieme a tenco, a faber, a gaber... e magari anche a nuvolari... 

sobbalzi

in questa bruma appollaiata a mezz'aria sopra la neve arresa alle polveri sottili e violata da ogni sorta di nefandezza c'e' tutto il senso di un cammino fatto a sobbalzi, a scossoni, a brusche frenate e ripartenze improvvise... c'e' tutto il senso del nostro dire che niente ha piu' senso... che adesso le stagioni che arrivano stuprano quelle che ancora non erano pronte ad andarsene... oppure non arrivano, si nascondono e aspettano di cogliere quell'unico momento in cui quasi non le aspettiamo piu'... e allora oggi si sente qualcuno dire... finalmente vado in giro in camicia!... e c'e' chi gli risponde... ma nooo... e' un'ariaccia!... si sente che non e' naturale!... ho un mal di testa!!!... ... magari ieri sera s'e' bevuto mezzo litro di zabov moccia, cimelio della fiaschetteria del nonno, perche' non aveva altro in casa, e adesso invece di dar la colpa al mezzo litro la da alle mezze stagioni che non ci sono piu'... ci sono state revocate a causa del nostro ingrato e sciagurato comportamento... un po' come e' successo ad adamo ed eva nel giardino dell'eden (climatizzato ad arte con la migliore tecnologia disponibile all'epoca) che hanno voluto accoppiarsi a tutti i costi condannandoci partorire con dolore e a lamentarci per la revoca delle mezze stagioni... l'ideale invece sarebbe stato procreare con gioia mentre si ride per una barzalletta una volta tanto azzeccata, in mezze maniche dentro un eterno tepore di maggio...
io mi sbagliero', ma non ricordo di aver mai visto le mezze stagioni esatte... erano sempre frazioni diverse, a volte anche improprie... da piccoli mi inzuppavo di sudore giocando a pallone nei sette quinti di un aprile... o mi congelavo il pisello facendo la pipi' nell'ausa in un due settimi di giugno... ho sempre sbagliato a rispondere in tempo ai repentini guizzi di stagione... bisognerebbe sempre vestirsi a strati... come gli astronauti o i prestigiatori... 
una volta in luglio ero andato a suonare in valtellina, avevo addosso la mia monofase estiva, piu' un giaccone clamorosamente invernale... un mio amico invece cambiava pelle ogni mezzora!... sorredeva felice e sempre acclimatato a dovere, mi ha detto... cazzo, ma ci potevi arrivare, no?... 
non c'ero arrivato, non ci arrivo mai... anche oggi, ad esempio, sento freddo al naso e mi sudano i piedi... buongiorno... vestitevi a cerchi concentrici 

tepore

c'e' altro, oltre al tepore...
c'e' la sensazione di poter abitare meglio lo spazio... stirarsi, allungarsi e sgranchire i sensi...
camminare davanti al mare di una citta' di mare, nel porto di ancona, ed avere la netta sensazione di un abbraccio di salsedine... che ti viene incontro senza ferirti il viso con le sferzate del suo vento di abissi freddi... che sembrava volerti tenere a distanza... che giocava le carte del suo gelido inverno nel tratteggio di un valico, di un netto confine a ricordarti come tu non puoi essere lui, se lui non accetta di farsi contenere dentro di te... e lo fa ricordando alle tue guance gelate che tu non sei lui, se lui non lo vuole.., 
ora il mare si lascia avvicinare di nuovo... puoi denudarti i piedi, se vuoi, e sentire di nuovo il suo sale che ti veglia e ti sveglia la pelle..
ora la gente che e' stata a lungo dietro un vetro caldo dentro e freddo fuori si affaccia oltre, e ti guarda, e si lascia guardare... 
ora le facce si animano ancora di uno stupore nuovo, ma vecchio di sempre... ogni cambio di stagione che va verso la luce calda sembra ogni volta definitivo e mai visto prima... poi s'appassisce nell'abitudine quando la lumaca gigante della memoria ci raggiunge e ci ricorda che e' sempre stato cosi', da quando siamo nati... che la nostra vita e' scandita da cambi di stagione... che la nostra storia e' disseminata di passaggi da stagione e stagione... e, sia che siano decisi da noi oppure dal mondo, e' bello godersi le fugaci virgole di stupore dei cambi di passo... perche' e' li' che i passi ritrovano ogni volta un po' della loro forza... 

buongiorno...
I'll be back home, before or later 

quel brano

ieri sera, in una dimensione splendida dentro la musica, i miei amici/fratelli musicisti mi hanno regalato un momento particolare... una di quelle cose che, se fossero state organizzate prima, non sarebbero venute cosi'. Suonare quel brano, che nemmeno ricordavo piu' bene, dopo cosi' tanti anni e in questi giorni particolari, ha spalancato dentro di me un vortice di emozioni, di ricordi, di grande struggimento e malinconia... portandosi dietro, assieme alla commozione che mi ha rigato di lacrime il viso stanco e barbuto, tutto il mondo di un momento del mio cammino giovanile.
Ricevere un lungo applauso per una cosa fatta in una lontana era geologica della mia vita, riemersa dentro di me in questi ultimi giorni a causa delle spietate leggi che regolano con mano cosi' pesante la durata del nostro passaggio dalle parti di questo buffo pianeta... e' stata una strana e bizzarra cosa... e' incredibile come dover ripescare un istante di vita andata sia un'operazione delicata e in un certo modo pericolosa... a quell'istante s'attacca dietro tutto il mondo in cui vivevi... le cose che facevi, quelle che sognavi quando avevi poco piu' di vent'anni, e le prime gioie improvvise che squarciavano il tuo cielo... le prime amare sentenze da accettare in una prospettiva ampia ma nebbiosa... come camminare ad occhi chiusi in un prato verde... senti il fresco dell'erba ed il profumo dei fiori, ma puoi finire in una buca, o in un dirupo... e, anche se hai tutta una vita davanti per rialzarti e sanare le ferite, il dolore te lo ricordi poi per sempre.
La musica, poi, come gli odori, i sapori e poche altre cose che passano per i tuoi sensi, si stampa a chiare lettere sulle pagine della tua memoria emotiva, e richiama in te un coro di voci, riaccende il tuo sentire sintonizzandolo su quello dei giorni a cui e' legata.
Mi era capitato altre volte di risentire quel brano, volontariamente o per caso... ma ieri e' stato diverso, e stamattina, al risveglio, la lumaca gigante, lentissima ma implacabile, della memoria, mi ha cinto d'assedio... con i suoi goffi guizzi, con la sua agilita' insospettata ed improbabile... ora sono qui a rivivere quei giorni... a cercare, in uno sforzo forse vano ed inutile, di far pace con alcune cose che mi hanno segnato... a cercare di dare qualche assurdo retroattivo ritocco a quei momenti... a cercare di salvare ed archiviare anche tutto cio' che c'era di importante ed entusiasmsnte in quei giorni in cui salpavo per un viaggio dove le rotte degli aneliti profondi cercavano ad ogni onda di evitare le insidie del grande mare della realta' a venire...
Alessandro Baricco dice... "... accadono cose come domande, passa un istante, oppure anni, e la vita risponde... " ... grande frase di altrettano grande autore, io pero' continuo a dirmi che spero che quando la vita risponde lo faccia in una lingua che conosco... sarebbe assurdo e poco elegante doversi mettere li' a tentare di decifrare con il traduttore Google... 
buongiorno... e basta 

prospettive diverse

mi piacciono le cose in cui si intravvede altro... una vecchia tabacchiera che a guardarla bene potrebbe essere una carrozza... la mia chitarra silenziosamente arresa sul trespolo... il mio gatto confuso alla notte... quella nuvola alta in cielo che mi guarda come usava guardarmi lei, e da un'altra prospettiva sembra ridere di me col ghigno tipico di chi ho gia' visto ma non posso ricondurre ad un nome... mi piaciono le cose semplici che sono come musiche, come temi scritti in modo tale che, appena posata la penna, non si potrebbe piu' cambiare nemmeno una nota... mi piiacciono le cose che sono come una voce che sa essere in ogni momento la voce che tu vuoi sentire... che canta, che ti parla dritto dentro, senza nemmeno passare dall'orecchio... mi piacciono le cose insignificanti che si arrendono subito al tuo sguardo mistrandoti i bagliori delle loro molte anime... mi piacciono gli oggetti che tradiscono subito un abbandono di secoli, anche appena riposti, anche appena smarriti tra le sterpaglie... mi piacciono le cose che mantengono intatto il loro pudore, il loro apparente distacco dal mondo che non si cura di loro...
e se l'anima vera delle cose sta dentro il nostro modo di guardarle allora credo che loro abbiano ancora piu' valore, perche' hanno la rara dote di accogliere il tuo sguardo e lasciarlo entrare, magari riflettendolo altrove, ma senza opporre una superficie viscida e gommosa... 
mi piace tutto quello che non mi costringe ad una sola via d'accesso... che mi lascia libero di giocare con i sottintesi, con le sfumature di senso... con le prospettive diverse...
quando mio cugino mi dice che vedo queste cose perche' non ho niente da fare io cerco di guardarlo da una prospettiva diversa... ma niente da fare... e' sempre lui...
buongiorno 

meglio di miles davis

un tempo era stato un clown... poi la tristezza, tenuta a bada dentro notte dopo notte, era sgaiattolata fuori fino ad assaggiare l'aria, e lì s'era condensata in una pioggia di coriandoli... quando sono tutti assieme, i coriandoli, esplodono in una nuvola di gioia colorata, che offre luce alla luce... ma quando, ad uno ad uno, si 
disperdono, incontrano la solitudine, e si ricordano quello che sono: timidi e fragili tondini di carta che, finito il volo d'aria che una mano vigorosa gli ha donato schiudendo il pugno, finiscono a terra per essere spazzati via, o calpestati... il loro colore si offusca e si spegne...
una volta, da piccolo, fuori da un circo, ho visto un clown che, in una pausa, s'era seduto a fumare, s'era tolto la parrucca e la casacca... se ne stava lì, con i larghi pantaloni arrotolati, le lunghe scarpe deformi e il naso rosso, ma a dorso nudo... era estate, era caldo, e lui non ne poteva più... lo guardavo... e avrei voluto dargli la bibita che avevo già bevuto, per vedere se dopo una sigaretta ed una cedrata tassoni, sarebbe tornato dentro a strombazzare gioia in faccia ai bambini, ai loro genitori, a mia sorella... ma io la bibita l'avevo già prosciugata, e lui rimaneva lì a fissare il vuoto dei suoi sogni andati...
poi all'improvviso è balzato in piedi con un guizzo, mi ha visto... s'è rimesso casacca e parrucca, ha tirato fuori una tromba da non so dove e m'ha suonato addosso... io scappavo e ridevo... mi sembrava suonasse meglio di miles davis 

tarse diem

io adoro quelli che ti trovi casualnente a fianco quando prendi il caffe' al bar e , dopo qualche sillaba smozzicata a proposito del tempo, si lanciano nei meandri profondi delle loro turbolenze esistenziali e ti raccontano di come, in ogni cosa che hanno fatto, si sono sempre sentiti a meta', cazzo... che io quella volta ce l'avrei fatta a partire per new york dove mi avevano chiamato perche' la' quella cosa li' non la sanno mica fare... una meta' di me voleva partire... quella della testa, e anche del cuore, ma l'altra aveva paura... l'altra aveva paura di rischiare il culo... ( beh, se era solo quella la parte che rimaneva a casa il pericolo in effetti c'era)... ti dicono tutto questo in un parlato pieno di immediato candore, in una sitassi di quelle che piacciono a me, ondivaghe e sbilenche, che obbediscono a leggi emotive e fonetiche... poi all'improvviso osano figure retoriche che ti inchiodano al muro... tipo... quando sei diviso a meta' di fronte a una cazzo di cosa che la vita ti presenta davanti all'improvviso e' la volta che dai retta alla parte sbagliata... qualunque sia... e ti ritrovi a terra con le due meta' divise e scomposte... meta' carpo e meta' tarso... (!?)... 
quelli che vanno avanti con la parte sotto, e prendono a calci la vita cogliendo l'attimo obbediscono ad una variante dell'imperativo categorico "carpe diem"... che per loro diventa... "tarse diem"... quelli, poi, con i piedi ben piantati per terra, colgono l'attimo fuggente al grido di "scarpe diem!!!"... che naturalmente e' l'ideale anche per i calzolai gaudenti...
buon/giorno... (diviso a meta') 

otto marzo

pur sapendo che non potra' essere cosi' ovunque io sono felice che in questo otto marzo ci sia il sole... le donne della mia famiglia mi hanno dato sicuramente molto di piu' di quanto io non potro' mai restituire loro nemmeno campassi cent'anni... cio' che ammiro nelle donne e' la capacita' di lottare e non risparmiarsi o nascondersi quando gli ingranaggi dell'esistenza stridono pericolosamente, e quando gli uomini si fanno bambini, e si perdono, loro indossano con forza e tenacia il loro essere donna... sciaguratamente costrette nella storia ad abbassare la testa, ad accettare regole che mai sono state loro a redigere, contro le quali spesso non hanno avuto la possibilita' di combattere soprattutto perche' impegnate a reggere le fila di tutto... la mia vita e la mia sensibilita' mi hanno insegnato a riconoscere tutto questo sin dall'infanzia, e a non dimenticarlo mai quando sono cresciuto e diventato uomo... col loro esempio... la forza, come spesso la si intende nell'universo maschile, non vale granche' se la si paragona a quella che ho visto mettere in campo da molte donne attimo dopo attimo, e non solo in certi momenti in cui c'e' una platea davanti... la vera confidenza con gli ingranaggi occulti dell'esistenza ce l'hanno loro, le donne, molto piu' di noi... noi siamo facili a perdersi di fronte i collassi improvvisi, ai bug della vita, quelli veri... loro no... proprio perche' i secoli e la loro natura hanno insegnato loro a misurarsi nel quotidiano con tutto cio', mentre gli uomini sono impegnati a rincorrere le loro torri di babele da costruire, scalare, e spesso veder crollare portandosi dietro tutto... 
forse zorro, il mio eroe dell'infanzia, magari era una donna... non lo sapremo mai, perche' i baffetti te li puoi disegnare, e la maschera non nasconde il vivo degli occhi, ma i muscoli che muovono lo sguardo si'... e nello sguardo e' scritto chi sei...
saper guardare la sfiga dritta negli occhi e' sicuramente una prerogativa piu' femminile che maschile, anche se mio cugino e molti altri maschi non saranno d'accordo, io 'sta cosa oggi la dico lo stesso...

quindi auguri sinceri a tutte voi... 

madonne

volevo dire a quello li' che poco fa mi ha stretto sulla rotonda di borgo insultandomi e mostrandomi il dito in modo inequivocabile, che il suo avere quasi ottant'anni non lo salvera' dall'ira funesta delle madonne che ho tirato promettendogli odio eterno (che poi non e' che ci voglia molto vista la sua eta')... e nemmeno il fatto che avesse ragione cambia piu' di tanto le cose, e' solo un dertaglio... lui e' anziano, ed ha il dovere di essere saggio e tollerante, io no... io ho il diritto di incazzarmi a morte con quelli che, alle sette e mezza del mattino, si azzardano a ricordarmi mio padre e fanno si' che io volga verso l'alto il meglio del mio repertorio... poi mi ha fatto il dito!... adolescenza senile di ritorno... vabbe' forse aveva ragione lui... su quel cazzo di rotonde ci comportiamo come in una corsa di bighe al circo massimo... frustiamo i cavalli degli altri per farli sbandare... chissa' perche'... io al posto delle rotatorie avrei messo delle quadratorie, cosi'... per il gusto di vedere quanti se ne schiantano negli angoli retti... adoro gli anziani, in genere... ma gia' devo docilmente cedere loro il posto sulla mia panchina preferita e lasciare che mi raccontino le gesta dei loro mitici cugini emigrati ovunque... ora si presentano agguerriti anche sulle rotonde?... terre ingrate sulle quali non si puo' avere pieta' per nessuno?... non ci sono piu' gli anziani di una volta... ma che fine avranno fatto?... (domanda retorica)... buongiorno 

unilaterale

ho sentito una ragazza dire ad un'altra che non bisogna guardare la vita solo in un modo unilaterale... non so bene cosa volesse dire, ma se intendeva cio' che ho capito io quello che ha detto e' che bisogna anche lasciare che sia la vita a guardarti... gran cosa lasciarsi guardare dalla vita... lei puo' avere di te un immagine distorta, se tu rifuggi il tuo sguardo, e presentarti a te, di conseguenza, in modo distorto... allora non ci capisci piu' un cazzo, e dici... ma valla a capire la vita... 
il problema non e' capire, ma saper guardare e lasciarsi guardare e riconoscere...
da piccolo ero sicuro che gli alieni esistessero, e che sapessero tutto di noi... leggendo la mente di chi ci conosceva meglio... per poi intervenire e mettere a posto le cose senza farsi vedere... un po' come zorro, insomma... ma il problema era sapere a chi avevano chiesto... se avessero chiesto di me alla mia maestra, o alla mia prima ragazza, sarebbe stato un bel casino... poi pero' inevitabilmente mi sono chiesto... ma se sono capaci di leggere il pensiero perche' cazzo vanno a chiedere agli altri e non leggono direttamente il mio?!... 
ormai adolescente e' emersa l'idea che se gli alieni erano cosi' avanti perche' ci venivano a leggere invece di farsi gli evolutissimi cazzi loro?... possibile che non avessero niente di meglio da fare?... poi, se, come diceva un mio amico che oggi e' un ufologo pentito, riclavano il nostro essere perche' lo trovavano piu' figo del loro sarebbero regrediti fino all'autodistruzione, no?... 
alla fine tutto questo pensare che non siamo soli nell'universo mi rende nervoso... gia' c'e' dio che vede tutto, poi ci manda anche gli alieni... e noi ci mettiamo poi del "nostro" andando all'ikea di sabato, o ai concerti di ligabue o di altri ligabuoi...
poi diciamo... voglio stare un po' solo con me stesso.... per riflettere, dai.... 
e' quello che mi dice sempre il mio specchio... e lui di riflessione ne capisce a pacchi... 
il primo libro di pirandello che ho letto: uno, nessuno e centomila... mi e' piaciuto un casino, ma allo stesso tempo mi ha fatto incazzare moltissimo... ma aveva ragione, il buon gigi... noi praticamente non esistiamo, e gli alieni hanno piu' probabilita' di esistere di noi... dio vede tutto e gli va bene cosi'... beh... si puo' capire... pensa in quanti lo osservano di continuo... 
ok that's all... buongiorno... lasciatevi leggere da chiunque... magari prima pettinatevi e datevi una rassettata... 
ps: ... ma se un alieno entra in conflitto con se stesso si scioglie in un liquame verde? 

gibson del 59

ieri sera ho suonato di nuovo con la mitica gibson del 59 che comprai in modo rocambolesco quando avevo poco piu' di vent'anni e meno di una lira... l'ho portata ovunque, e' memore di esaltanti e sciagurate imprese... si e' prestata a stravolgimenti di suono d'ogni sorta senza mai dire niente... ha la tastiera consumata, e i liutai si chiedono come io faccia a suonarla... io rispondo che quella si chiama "confidenza"... una cosa importante e molto rara, nella vita... quella chitarra l'avevo pagata una scocchezza ed ora, grazie al delirio del culto del vintage, vale migliaia e migliaia di euro... non e' per questo che la porto raramente in giro se non negli studi di registrazione... e' che lei ha solo un anno in meno di me, e conosce i miei giorni belli e quelli bui... si adatta con indifferenza a qualunque sistema di amplificazione, e mantiene sempre la sua impronta, che ormai e' fusa con la mia, e non sempre sono sicuro che questo le piaccia... sembra sapere sempre quello che voglio fare, e si piega docilmente ai miei umori stralunati ed ai miei lampi di fulminea esaltazione con benevole complicita'... questo si chiama "confidenza"... il motivo per cui spesso suono altre chitarre non e' dovuto solo alla necessita' di fare i conti con strumenti dalle identita' diverse... e' che spesso capita che la grande confidenza paradossalmente ci imbarazzi di piu'... quando parli con una persona con cui sei in grande confidenza, e che sa praticamente tutto di te, qualunque cosa tu dici viene messa in relazione con tutto il tuo essere sempre stato... e i guizzi di incoerenza diventano subito tradimenti... eppure la confidenza antica ti permette anche di non doverli spiegare... calvino in un articolo disse che la coerenza non e' per forza un valore, perche' contiene anche il suo contrario... essere incoerenti sempre diventa essere coerenti... la "confidenza" invece e' un valore, perche' annulla il piu' possibile la distanza, non ci sono piu' i diaframmi dell'autorappresentazione, e questo rende possibile parlarsi anche solo con i gesti e gli sguardi, o con i silenzi al telefono... (che pero' hanno un costo)... la confidenza e' quando mia nonna mi guardava con il rosario che le affiorava muto sulle labbra, e alla fine, senza che io le avessi chiesto o detto nulla, pronunciava un tiepido "si'"... la confidenza e' quella che hai con te stesso nei momenti in cui stai bene, e quello che sei non ti crea imbarazzo... quella chitarra non la vendero' mai... ma siccome sono d'accordo con calvino a proposito della coetenza voi fatemi delle offerte... mio cugino mi ha offerto il suo camper piu' una dacia duster... ma odio i camper ed ho appena cambiato la macchina...
buongiorno a voi miei/e cari/e confidenti-confidentesse... 

novantanove

un mio amico una sera, dopo un concerto, disse che Chet Baker suonava ogni nota come fosse l'ultima... e aggiunse di suo che tutti dovremmo fare cosi'... un noto anziano trombettista che era venuto a trovarci, sentendo quella cosa si toccava ripetutamente le palle... 
mi e' sempre piaciuta sta cosa dei musicisti, che quando dicono una cosa poetica sanno gia' che si gettano in pasto all'ironia ed al sarcasmo dei colleghi che li stanno ascoltando... quell'anziano trombettista poi, quando tocco' a lui salire in cattedra, disse che lui, a differenza dei giovani colleghi, suonava i temi delle canzoni con la tromba in modo talmente coinvolgente che si potevano sentire le parole... io gli dissi allora di stare attento, pero', perche' una volta che l'avevo sentito suonare over the rainbow, dopo una nota acuta presa un po' cosi' s'era udita chiaramente una bestemmia... lui mi guardo' in modo severo e disse... impossibile!!!... io non bestemmio mai nemmeno quando parlo, putena ad cla... ... (!!!)... rideva, l'aveva fatto apposta... a quel gioco li' era impossibile batterlo...
credo che sta cosa di stemperare la poesia con l'ironia ed il sarcasmo sia un'abitudine molto diffusa... non solo tra i musicisti... e tutti i poeti quando scrivono sanno gia' che andranno incontro all'ironia feroce ed acuta dei colleghi e degli amici... pensate che quando a borges andavano a chiedere continuamente cosa ne pensasse del famoso romanzo di garcia marquez "cent'anni di solitudine" lui una volta rispose dicendo che cent'anni di solitudine era bello, pero' forse bastavano anche novantanove... (lol)...
buongiorno... sfoderate le armi dell'ironia
 

sogniate

come si fa a non avere dei sogni?... magari sempre diversi, per non annoiarsi... e se loro sognano te, e si avverano, poi capita che non c'e piu' tutto quel gusto... 
sono ore che mi guardo alle spalle, guidando, perche' stanotte ho sognato Hannibal Lechter che mi sfondava il lunotto posteriore con la bava alla bocca... (sigmund per favore stai zitto, ci arrivo anche da solo)...
da piccolo sognavo di fare l'autista di quei pullman che portavano su i tedeschi da rimini e si fermavano nella piazza al visa passport... le hostes erano superfighe, ma sorridevano solo all'autista, che, si sa, in un viaggio in pullman viene subito dopo dio, a volte anche prima...
poi sognavo di fare il postino, perche' lui spesso, ad alcune porte, suonava anche piu' di due volte, e conosceva tutti i passaggi segreti che portavano dritto dritto alla segretaria dell'avvocato...
poi sognavo di fare il barbiere, perche' i barbieri della piazza erano anche filosofi... ti sapevano sempre spiegare com'era messa la situazione, e si diceva che tutti i barbieri fossero grandi amatori e virtuosi chitarristi... 
i grandi avevano sogni piu' strani... 
nel bar c'era uno che mi offriva sempre il chinotto dicendo che tanto era l'ultimo, gli ufo stavano per venirlo a prendere per studiarlo come terrestre esemplare... parlava mezzo francese ma bestemmiava in un italiano corretto...
mio cugino sogna un mondo migliore... io gli dico che pero' se il mondo migliora dopo gli tocca migliorare anche a lui... lui sostiene di essere al top, ed e' anche pronto per la guerra nucleare (tra l'altro passata di moda)... perche' il suo camper e' meglio del bunker del papa... 
io credo che il rifugio migliore in caso di catastrofe sia l'autogrill... ti metti tra due camion con un camogli e non hai paura di niente...
comunque la parola "sogno" io, che contesto l'ortografia ufficiale e metto gli accenti dove cazzo mi pare, la scriverei con la "I",,, cioe' "sognio"... perche' cosi' lo senti piu' tuo...
buongiorno... sogniate... sogniate 

aspettami

per quanto tu possa correre forte
non sarai che un lento volo di piume
per quanto tu possa squarciare la tua gola
non sarai che un velo di voce
fermati e cercami tra i tuoi passi
girati e guardati oltre
aspettami arrivare
che proviamo a volare 

avvolta nel mistero

mi piaceva sempre, quando da piccolo leggevo un libro d'avventura, incontrare un eroe la cui vita si diceva fosse "avvolta nel mistero"... non essendo mai stato particolarmente sveglio pensavo che avere una vita "avvolta nel mistero" significava guardarsi l'ombelico e non capirci un cazzo... poi ho capito che il parlare figurato era all'ordine del giorno in letteratura, anche se nascondeva per me molte insidie... cosi' come i paroloni, piu' nobilmente detti neologismi... quelli che quando uno li sente fa di si' con la testa sperando che piu' avanti gli vengano spiegati senza dover fare la figuraccia di chiedere... la prima volta che ho sentito parlare di "inferenze" pensavo fossero tipo delle sofferenze interiori... oppure infierirsi contro... vabbe'... comunque anche la mia vita e' avvolta nel mistero, visto che adesso e'ancora piu' difficile guardarmi l'ombelico...

avevo 8 anni

avevo 8 anni... correvo disperato e tremante, sapevo che mi avrebbe raggiunto e non avrebbe avuto pieta'... era un grosso pastore tedesco... sono caduto a terra sfiatato e terrorizzato, ad occhi chiusi aspettavo di sentire i suoi denti che mi avrebbero dilaniato, sfigurato, ucciso... una fine assurda che non sentivo di meritare... e' facile sfidare il destino quando lui e' legato alla catena... ma quella volta era libero, chissa' da quanto aspettava quel momento... ero a terra, ma lui mi e' sfilato accanto con indifferenza, s'e' girato verso di me solo una volta con un latrato mozzo e distratto, un colpetto di clacson... non inseguiva me, ce l'aveva col rombo di un camion che passava a giro di ruota li' vicino... tornando indietro, una volta passato il camion, s'e' seduto davanti a me, che mi stavo rialzando... ci guardavammo negli occhi, e lui sembrava dirmi che ero ridicolo... che non dovevo scappare cosi', con cosi' poca eleganza... i cani da guardia non mangiano i bambini codardi... e nemmeno quelli coraggiosi... mordono per difendere qualcosa che non gli appartiene... per difendere confini non disegnati da loro... segnano un territorio che non sara' mai loro senza chiedere altro che cibo ed odori rassicuranti...
il teatro assurdo dei conflitti segue queste regole... i paesi segnano a morsi i loro confini e li difendono con latrati plateali... guerre, uomini che si perdono per nobili cause senza un senso che non sia quello che hanno ereditato da altro sangue... 
spesso non abbiamo bisogno di grandi cause per mettere in scena conflitti... ci basta l'incomunicabilita' di cio' che siamo per indurci alle barricate... marchiamo i confini del nostro territorio anche in una piccola discussione con qualcuno che abbiamo vicino... o combattiamo o scappiamo dando le spalle...
quel cane voleva solo guardarmi negli occhi... spesso non c'e' niente di piu' difficile da sostenere di un guardarti negli occhi... di un chiederti di entrare... 
spesso difendiamo i nostri confini senza che nessuno li attacchi... proprieta' privata... attenti al cane... divieto di sosta con rimozione... lasciate libero il passaggio perche' dev'essere libero anche se a nessuno gliene frega un cazzo di passare... quando c'era il nevone ognuno vigilava la propria rotta... se fosse durato ancora un po' saremmo arrivati alle badilate sulla schiena... poi ci lamentiamo che quando c'e' il sole, e tutti i passaggi sono liberi, nessuno passa mai dalle nostre parti... e coltiviamo una solitudine condita da un alone di astratto e generico rancore...
buongiorno... se mio cugino vi parcheggia il camper sotto casa uccidetelo, ma non portategli rancore