venerdì 31 agosto 2012

il grembo di ogni suono

Non tutto ciò che è acusticamente irrilevante è degno di essere chiamato silenzio. 
Può esser chiamato silenzio ciò che rinuncia consapevolmente ad ogni forma di suono, ma la forma più alta di silenzio è quello che non lo contempla, quello che c'era prima di ogni vibrazione sonora... non esiste, è una proiezione, ma quello è il grembo di ogni suono, e da lì vengono le musiche, quando meritano questo nome.

l'e' mei gnint


le tipiche nebbie di luglio... inducono riflessioni ondivaghe... ieri sera Tunein voleva venire a sentirmi suonare, ormai s'e' convinto che io suoni la fisarmonica... bella sta cosa, anche se non potrei mai competere con le svirgolate di Settimio che tirava su tutte le donne piu' belle... 
stamattina Tunein non lo fanno uscire... voglio fondare un movimento di liberazione di Tunein dalla sua badan
te, che, come dice lui, la cmanda tot lia!... 
l'altro giorno m'ha detto che le fa vangare l'orto, ma la n'e bona da ande' dret, perche' la fa al robi per dispet... te che sei giovane ricordati che le robe non si fanno per dispetto, se le devi fare per dispetto l"e' mei gnint... e mi fiul, che sgrazid, e fa tot per dispet... ha tirato su un muro te garag, po' l'ha cumpred na macchina piu' grossa e un gnela la fa pio' a metla dreint...
enca te t'e la machina troppa grosa!... voialtri non capite che agni stem pio' te mond... quant'e che muoio m'insteccheranno in un muro che a sarem in dusent... te dov'e che cegl'hai i tuoi morti?... io gli ho detto che sono tutti qua in giro, e vanno dove vogliono... lui ha risposto:... eh se'... sto pera ad pali!... du vut chi vaga...

Tunèin: il "cambiamento"


devo scrivere una cosa sul "cambiamento"...
parto da una delle perle di Tunein: "... e mond l'e cambied... quant ca s'era giovni un de' e durerà na stmena... " 
forse a quei tempi era usuale fermarsi nelle infinite pieghe della giornata in cui il tempo si ferma, e ci si fermava con lui ad ascoltare il mondo nelle piccole cose. Tutti sappiamo che la vita e' continuo divenire, ma pochi sanno ascolt
are i cambiamenti, si preferisce dire che si va a mille e non c'e piu' tempo. Un mio vicino di casa, famoso per l'uso disinibito della sintassi, dice sempre che " ... io non ho mai tempo... se avrei tempo allora si' che facevo..."
A me piace la velocita', ma coltivo la presunzione di saper ascoltare anche in corsa... la mia forma di disobbedienza civile e' insegnare ai ragazzi ad ascoltare la propria natura ed interfacciarla col mondo... suonare quello che sei, giocare con i tuoi aneliti e con i tuoi tendini... riuscire a stare sempre un passo indietro ed uno avanti sul flusso della vita reale, nel jazz questo si chiama "backward"... 
se stai li' immobile sul tuo passo non ti accorgi dei cambiamenti, e dici che non cambia mai niente, oppure che il mondo e' impazzito e non ci sono piu' le belle cose di una volta... Pirandello ai suoi tempi parlava di "impazziti tempi odierni"... Tomasi di Lampedusa diceva che tutto deve cambiare perche' tutto possa rimanere uguale...
gli anziani capiscono le cose perche' sono arrivati in quel tratto di strada dove il presente e' un'inerzia che nutri con l'affresco dei ricordi trasfigurati, in bilico con un futuro che non ti riguarda piu' direttamente, e' roba dei giovani... 
conosco poche persone giovani e sagge come Tunein... lui ascolta anche quando dorme, e i suoi pensieri volano dove gli pare in una placida corsa sfrenata

shake up your mind


una volta il liutaio argentino Carlos Michelutti, che mi stava costruendo una bellissima chitarra, disse che mi avrebbe chiamato di tanto in tanto nel corso della opera, perche' cosi' la "bimba" si sarebbe abituata a me mentre prendeva forma e vita... poi mi chiese che cosa avrei voluto raffigurasse nell'icona in madreperla al centro della paletta... io dissi "un piccione", perche' un amico d'infa
nzia sosteneva inorridito che il suono della chitarra hollowbody jazz somiglia al canto di un piccione... il liutaio si entusiasmo al punto da andare a Venezia e fotografare un piccione in primo piano, poi pero' lo realizzo' a modo suo... il risultato fu un volatile dall'aspetto al tempo stesso dimesso e regale...
Carlos, come le tante meravigliose persone con le quali ho avuto il privilegio di confondere il passo nella mia vita, ha un cervello liquido, una di quelle menti capaci di ridefinirsi durante l'andare e il tornare da ogni cosa... 
a tutti coloro che si rigenerano ogni giorno e mi porgono il fianco della loro arte dedico una perla di mio cugino:
"... se vado in un posto e' per trovare li' motivo che mi portera' in un altro posto mai visto, anche se questo fosse casa...'
buongiorno
shake up your mind

cose invisibili


amo le cose che non lasciano traccia apparente, le cose invisibili... una voce da dentro mentre ti addormenti... un'idea improvvisa, che poi perderai... un muovere le dita in aria suonando una frase invisibile... un sorriso che non hai ricevuto, e che adesso, ad occhi chiusi, ti arriva... 
il correre di un lembo di vento che s'infrange pigro sul tuo viso... ed e' tuo, solo tuo.
Sai che sono cose i
nvisibili, e per questo continuerai a vederle, sempre diverse.
Sto aspettando che arrivi mia figlia, con la luce del suo mondo e dei suoi anni accesi... la vedo arrivare, mentre aspetto, ed e' come quando la cerco, invisibile, dentro di me... un viso che e' tutti i visi che ha avuto crescendo, quelli che le si affacciano quando la sua anima si fa parola... quelli che giocano a svelarsi e nascondersi... quelli invisibili al mondo, ma non a me.

gocce


Le parole cadono dal pensiero come gocce, a volte si dispongono in una fila ordinata e brillano come perle... succede quando il pensiero affiora lieve in una luce soffusa dove ci sei tu che parli col mondo, e lui ti risponde...
a volte formano un piccolo lago in cui si fondono l'una all'altra... succede quando il pensiero esce fuori come uno sbuffo che forse avresti voluto contenere, per pensarlo ancora un pò...
altre volte invece schizzano via distanti, e si schiacciano. Alcune rimbalzano in aria e scompaiono in piccole nuvole di vapore...
capita quando il pensiero è una cometa di fuoco con la coda di ghiaccio... e dentro non ti rimane più niente

light as a feather


parlare di cose futili...
è difficile farlo seriamente senza intaccare la loro effimera natura votata ad evitare i grumi di senso, la loro capacità di planare fino a pochi centimetri senza mai toccare coi talloni... difficile non cedere alla gravità che trascina giù fino ai massimi sistemi...
l'arte del cazzeggio va coltivata sin dagli anni verdi, allora diventa cosa seria...
ricordo quando andava
mo al cinema e speravamo che l'operatore, come spesso accadeva, si addormentasse... perchè quando si svegliava di soprassalto, aggredito dal senso di colpa, resettava il quadro, il fuoco e l'audio; così anche l'ennesima rilettura del "Tulipano nero" diventava avanguardia e sperimentazione. Poi, in preda al panico, dichiarava la fine del primo tempo con un cartello tremolante.
E noi lì a cazzeggiare su quanto lui fosse sprecato in quel ruolo, e su come si potesse fare per mandarlo a Parigi, o ad Holywood, dove sicuramente avrebbe potuto dire la sua...

Buongiorno
life is light as a feather...

virgole del pensiero

tra le virgole del pensiero si insinuano i ricordi, e ti chiedi dove hai dimenticato quel pennello che usavi per far fiorire le cose... ti chiedi da quale porta lasciata aperta sia corso via quel vento che cambiava posto alle cose senza nasconderle... ma poi il gioco si rinnova, e vivi i ricordi di domani

colorado

Sono andato al bar a mangiare un panino, e di là dalla strada, sulla solita panchina in totale solitudine c'era Tunein che dormiva il vuoto del tempo. Mi sono seduto.
- Ah... t'zi turned da la Svèzra?... Cum cus fa ad andè a sunè acsè da lòng?... Va là va là... piò t've luntèn e piò in capès un caz!... t'è da truvè un post drì ma chè e sunè sempre i lè... t'ciap i sòld e t've vi s'al doni... 
mio nipote alà tè Colorado l'ha spusè una che dàp du an la è dventa... c'me tè... qvadrèda... il vomo se ingrassa ci viene l'infarto... sa ste chèld... al doni nà, ma luìlti ci vengono le vene gonfie nelle gambe... la mi mòi la era sèca c'me un bastoun, ma ui stèva bèn tòt ma dòs...

calanchi


Isaac and Gwenda sono di NY, e' la prima volta che vengono a San Marino, e la prima cosa che gli hanno detto e' che questa e' la piu' antica repubblica del mondo... da bravi americani mi hanno chiesto se in caso d'attacco ci difendiamo con le balestre, e se l'Italia e' nostra alleata... Io gli ho risposto che abbiamo anche dei cannoni a salve che ti svegliano al mattino nelle feste nazionali, e non
 temiamo nessuno perche' siamo da secoli sotto la protezione del Duca Federico D'Urbino, di Garibaldi, di Napoleone in persona nonche' del nostro beneamato concittadino Little Tony... eravamo simpatici anche a Ronald Reagan e alla CIA, poi Ceaucescu e Ratzinger... una botte di ferro, insomma.
Pero' nel caso di un intervento di liberazione non sarebbe facile per i marines risalire il Marecchia senza farsi notare, e a Rimini bisognerebbe sbarcare tra uno spettacolo e l'altro del delfinarium, poi dov'e' che vai a parcheggiare i mezzi anfibi?... per non parlare del divieto di balneazione.
All'aeroclub di Torraccia ci hanno gia' atterrato sia il papa che gli alieni, ma per i Tomcats sarebbe dura non finire nei calanchi...

assurda, maledetta, arroganza...


assurda, maledetta, arroganza...
se deve esserci qualcuno che decide voglio graffiargli il volto... 
ma so che tu, dai prati verdi dell'oblio, ti farai pioggia di carezze per il tuo fiore, e io lo terro' per mano, daro' voce alla sua musica perche' possa arrivarti sempre, la' dove sei... sara' per me un atto d'amore per voi, ed uno sfregio di vendetta all'oltraggio di chi disegna le sorti che mozzano il capo a cio' che c'e' di piu' bello... 
ma ora e' il tempo dello sdegno, e della rabbia che non conosce ragioni. Ora e' tempo di urlare... quando saranno nuove primavere io daro' a lui tutto quel poco che so, e lui suonera' la tua voce nella sua, per sempre

verrò avanti

verro' avanti con passo deciso, niente avro' da offrirti
niente che stia a terra
e non galleggi in aria
che non sia musica
e canto di parole
che cercano casa
in te

tema interminabile


ho sognato che stavo suonando un tema interminabile, di quelli al cui confronto quelli di Mahler sembrano stringati e frettolosi... andavo avanti, c'erano lunghe arcate melodiche, strettoie, crescendo di dinamica... bisognava arrivare alla fine e non ci si poteva neanche fermare all'autogrill, qualche amico mosso a pieta' di tanto in tanto mi dava su un po' di vodka... c'erano donne bellissime, ma
 io non potevo guardarle, perche' se salti un ritornello poi ti ritrovi tra i meandri del porto di Genova... fortunatamente, io che non ho un gran orecchio, sono dotato di olfatto assoluto: mi e' bastato uno sniffo per capire che quell'oliva all'ascolana che mi avevano infilato in bocca era fuori tonalita'... masticavo e sognavo il traguardo... ma proprio sulla cadenza della coda finale sono stato superato da un coreano che sembrava fresco come una rosa, ed era li' intonso senza aver ceduto a nessuna tentazione. Ho tagliato comunque il traguardo, ho il senso della missione, io... ma proprio mentre stavo riacquistando l'uso delle mani e delle gambe il compositore in persona mi appare davanti e mi dice che sono stato squalificato per molestie interpretative alla sua opera e per aver macchiato di vodka la partitura, la cui stampa, ovviamente, costa una fortuna.
La vita e' sempre cosi'

Chicago


Il grande soffio del vento che dal lago viene a smarrirsi tra i grattacieli e mulina continuamente aria in faccia alla gente, che non se ne cura. Se te ne accorgi non sei di qui e mai lo sarai. 
Vai a casa, e il vortice continua i tuoi pensieri in un loop. 
Dormi quel volo d'aria, e al risveglio è lì fuori che t'aspetta. 
E' diventato musica.

"Chicago" (R. Monti 81)

desiderio

Desiderio è ciò che non dipende da te
ma è radicato in te
è quell'acqua ferma che all'improvviso si scuote dal profondo
un filo sottile che si tende ma non si spezza
una nave che sembra star ferma, ma si allontana dal porto.
Desiderio è prendere velocità a poco a poco su un piano inclinato...
Se desideri sei vivo

i bala e i sta zet


Si fa di tutto per stare a galla e mettere la testa fuori dalle cose già! sentite e gia' dette... a me invece piace andare sotto e immergermi per cogliere gli infiniti modi diversi in cui le si dice.
Il mio amico Tunein ha il suo modo per affrontare gli affollatissimi luoghi comuni, un mare di sarcasmo dal quale frequentemente emergono piccole isole di candore e saggezza... " quand t'zi vec al rob
i t'li capes... ma tun zi' pio' bon da gnint, e in ti sta da sinti'... l'e na' bela fregadura!... mo' l'e li stes... 
la mi' surela la ha spused ma oun che u s'e giughed a cherti anche' ma lia, e ades l'e nde' sa quei d'la bebbia, quei ch'i dis che e mond e fnes... 
va la' va la' che e' mond un fnes, a fnem nun ma lu e va venti... 
sota la tera ui'e' e fug, e quel un ha paura ad gnint... 
la zenta la n'ha pio' voia d'lavure'... i'e' tot c'me te' che tan fe' un caz tot e de', e po' la sera t've a sune' la fisarmonica: za za za za... 
mo' t'fe ben a fei bale' ma la zenta... e' menc i bala e i sta zet... cl'e mei

devo scrivere una canzone

Devo scrivere una canzone
che stia li' a guardarmi
quando io guardo te.

Devo scriverla adesso
che e' gia' tardi,
o troppo presto.

Devo chiudere la tua mano
nella mia penna

e scivolarti piano la pelle.

Devo scrivere e nascondere
perche' tu venga a frugare,
devo ferirmi le dita
perche' tu possa sentire.

Devo scrivere musica
che sia il vero da un sogno,
usare parole morbide e vive,
sospese a mezz'aria
tra il canto e l'ingegno...

Voglio scrivere una canzone
che sia una frase sola,
una parola alla volta
che si alza, e vola

vederti passare

verrò a vederti passare
per le dune dei tuoi giorni
e mi sporgerò sulle tue albe

verrò a vederti passare
sarà per caso
o per ostinata passione

verrò a vederti passare
sarà per gioco, o devozione

saranno ore fuggite, e passi rubati

verrò a vederti passare
non saprai che ci sono
ma ricorderai il mio nome

in prestito da altri posti


amo farmi trovare sempre come fossi li" in prestito da altri posti... amo non essere mai completamente preparato, tenere viva la parte che reagisce d'impulso, quella che libera forze che non sai d'avere... la vita spesso e' un mare che si ritrae e mostra i suoi fondali nudi, tu puoi guardarla brillare al sole o camminarci sopra, andare verso l'onda che verra'... la sfida e' quando in un attimo ti
ritrovi l'acqua al petto... quel brivido che puo' toglierti il fiato o farti respirare cosi' in profondita' da vedere i colori vividi di quei fondali...
amo essere inadempiente e sfidare il buon senso comune... suonare col vento e la pioggia negli occhi, farmi sorprendere dalla musica che viene incontro... 
amo guardarti quando l'onda dello stupore mi allaga e ti rimbalza addosso in gocce che accendono i tuoi capelli in colori mai visti, quelli che non sceglieresti mai per la tua tinta, quelli che pero' hai dentro...

plettro di ebano


mi hanno regalato un bellissimo plettro di ebano lavorato a mano... a guardarlo puoi immaginare tutta la cura messa nell'intarsio, tutte le aspettative riposte. Se guardi bene, ad occhi socchiusi, cosi' come mio padre diceva si dovesse fare con i dipinti, ci puoi vedere come avrebbe potuto essere la tua vita se ne avessi avuto cura fin nei dettagli. 
Mi hanno regalato un plettro di ebano lavorato a mano... lo metterò' vicino a quello di vetro brunito che mi regalo' Franco Cerri... 
io non ne sono degno, ma ho il coraggio di dire che suono meglio con quelli di plastica.
Mi ostino a non riconoscere in default la dignita' dei materiali pregiati... cosi' come ogni tipo di autorita' e blasone...

mettere ordine


Ogni mio tentativo di mettere ordine si risolve nel predisporre un disordine diverso da quello che c'era... l'ordine rivela le cose quando le cerchi anche dopo tanto tempo, il disordine le cela, e te le svela all'improvviso quando non le cerchi più. Così mi è rimbalzato in mano un vecchio taccuino, è incredibile come nelle parole entri così tanto l'eco sordo degli stralci di vita passata. 
Non ci 
sono date, ma brandelli di racconti, versi di canzoni, la descrizione di una ragazza che ne esce piuttosto bene, soprattutto quando scrivo della sua "esile indifferenza" e del suo "accento che non riesco a ricondurre a niente che non sia il colore dei suoi occhi". 
Poi c'è una delle lettere che scrivevo a mio padre, convinto che la mia voce scritta potesse essere più convincente. Mai che ne fosse arrivata una ai suoi occhi, le lettere arrivano solo se le scrivi con una forza ciocca e ordinata, posata sulla carta come per delegare a lei la parola. Nelle ultime pagine, macchiate di vino, c'è un elenco di cose da fare con urgenza... una di queste, l'ultima della lista è "mettere un po' d'ordine".

scarseggiano

Da piccolo ricordo che il giorno del mio compleanno uscivo sulla piazzetta a Dogana e tutto mi sembrava un po' diverso... il barbiere e il vigile li vedevo più piccoli, meno alti, meno adulti... pensavo che di lì a poco avrei anche potuto guidare i pullman dei turisti tedeschi... mia mamma mi vestiva bene, mi metteva pure il farfallino con l'elastico... quest'ultima cosa però era l'unica che mi in
duceva a desiderare che il compleanno passasse in fretta. Anche quest'anno è andata liscia, nessuno mi ha regalato cravatte o papillons, poi ho ricevuto gli auguri da tutti voi, e nessuno s'è accorto che non ho ancora preso la patente per il pullman dei turisti, che tra l'altro scarseggiano...

uno al bar


uno al bar ha detto che lui ha trovato un modo infallibile per essere felice... cerca in ogni modo di stare bene con se' stesso e prende le distanze da tutto... molto saggio e originale... pero' che palle... magari quel "se' stesso" vorrebbe stare anche un po' in mezzo alla gente a cazzeggiare, poi se uno dovesse sentirsi male trovarsi sempre a distanza da tutto non e' che aiuti...
io "me stesso" 
lo porterei a Las Vegas e lo spennerei a poker, tanto i soldi rimarrebbero in famiglia, poi mi troverei una tipa che sta bene con "se' stessa" e chissa' quante belle combinazioni escono fuori...
meglio rifuggire le situazioni stagnanti, dove "te stesso" magari ti tiene il muso perche' non gli piace come ti sei tagliato i capelli e s'e' rotto il cazzo della tua chitarra...
buongiorno
if you love yourself set him free

personcina avveduta


Non puoi suonare stando sempre al riparo, battendo solo sentieri comodi e conosciuti a memoria... l'insidia allena i tempi di reazione, l'errore alimenta la capacita' di coltivare la bellezza anche in pianticelle mutanti...
mio cugino s'e risolto a correre rischi, ma dal momento che e' una personcina avveduta, i rischi invece di correrli li cammina, o li balla... in certi caso li affronta da fermo... una volta addirittura ha corso un grosso rischio dormendo, e s'e comunque svegliato vincente...
buongiorno
whisper words of wisdom... chase your brand new day

code

code in autostrada e panini all'autogrill... tripudio di carboidrati... mi servira' un carboidraulico, se ne trovo uno che non e' in ferie e in coda da qualche parte...

sciaunds like a warning


una volta a Cesenatico chiacchieravo con Enrico Rava prima del soundcheck di un concerto e ho capito una volta per tutte che non riusciro' mai a dire "tzaund" come dice lui... a noi romagnoli certi bagliori affilati di suono sono negati per cultura fonetica e forse anche per DNA ... ci consoliamo con Ray Charles che, per problemi di assetto mandibolare, cantava "Yesctdeyyy oll mai chrabol scim scio far euey..."... mi sarebbe piaciuto sentirlo parlare il nostro dialetto...
bunde'!
... sciaunds like a warning

virgola di sorriso

amo la chitarra 
e la grande forza 
delle cose inerti...
amo le risposte invisibili,
e quella virgola di sorriso 
nei tuoi occhi

piuttosto grave

Da piccolo credevo venissero da molto lontano, le farfalle. Credevo che quel loro volo leggero ma scomposto servisse per scaraochiare meglio il cielo basso dell'orto di mia nonna Ombrina. Credevo avessero il corpo troppo esile rispetto alla forza delle loro ali, e che non sapessero nuotare dritto nell'aria... credevo fossero cio' che rimaneva quando dio faceva la punta alle matite colorate della p
rimavera. Una volta una di quelle farfalle gialle che mia nonna chiamave pavaiotte si poso' sul mio ginocchio... io cercai di restare immobile, e trattenni il respiro, lei mi volo' in faccia... aveva un intenso odore di vaniglia, uno di quei tipici odori che t'inventi e vuoi sentire anche se non ci sono. Poi non la vidi piu', in bocca sentivo quel sapore e credevo di averla ingoiata... andai da mia nonna e le chiesi se le pavaiotte fossero velenose, lei era ricurva sui piccoli solchi che aveva scavato a mani nude, mi guardo e disse che le farfalle sono il cibo preferito dei bambini che hanno molta fantasia. Quando la prima ragazza che si innamoro' di me mi disse che sentiva le farfalle nello stomaco pensai che la fantasia era una malattia contagiosa, e piuttosto grave

macerie

è stato un vento, a passare
s'è portato via notti, e giorni di cose andate
rotolati in aria come macerie di cose senza peso...
poi ha sbriciolato in sillabe le cose già dette,
le sfide, gli affanni, le folle di gente...
è stato un vento, a passare
partito da chissà dove, dentro i tuoi occhi
cancellando ogni cosa
che fosse altro da te

thundra


questo caldo non ci avra'... io e mio cugino abbiamo messo a punto un sistema infallibile per resistere con nonchalance, si articola in tre punti: farsi un lungo bagno caldo-partire per Bari con l'auto sostitutiva senza climatizzatore-recitare a loop come un mantra il bridge della famosa canzone che dice: "tornera' un altro inverno, cadranno mille petali di rosa..."... in alternativa si puo' canta
re anche "che ne sai tu di un campo di grano, poesia di un amore profano... "... ma quest'ultima e' un'idea di mio cugino che non ho ben capito cosa cazzo c'entri...
in alternativa a tutto questo si consiglia di stare in casa, pensare ai regali di natale, che iincombe in un attimo, bere molta acqua, preferibilmente distillata, e sognare le verdi mezze stagioni vintage della tua infanzia... 
se non funziona nemmeno questo conviene dichiararsi prigionieri politici e farsi esiliare nella thundra...
buongiorno

got a song for you


ho scritto una canzone, nel sonno... mi sono destato ed era li', insieme alle caviglie decorate ad arte dalle simpatiche zanzare aliene che vengono a trovarmi...
mio cugino dice che ha un rimedio infallibile contro le zanzare. E anche contro le canzoni. Lui sostiene che la notte bisogna dormire e basta, tutto il resto e' noia (per citare il sommo poeta).
Dice che il rimedio me lo rivelerà solo qua
ndo sarò più avanti nel mio cammino spirituale, anche se la sua sensazione é che io vada indietro... gli ho manifestato i miei dubbi sulla possibilità di fare qualcosa contro le zanzare aliene mutanti, e nel farlo ho citato un altro sommo poeta: "come può uno scoglio arginare il mare?"... lui m'ha detto che Mogol ha scritto le parole di innumerevoli inni nazionali alieni, quindi ho poco da fare il simpatico...
insomma oggi a mio cugino gli girano i maroni, e io gli ho detto che ho un rimedio contro i giramenti di maroni, ma glielo daro' solo se fara' un po' di passi indietro nel suo cammino spirituale mettendosi alla mia portata...
buongiorno
ho scritto una canzone, nel sonno... mi sono destato ed era li', insieme alle caviglie decorate ad arte dalle simpatiche zanzare aliene che vengono a trovarmi...
mio cugino dice che ha un rimedio infallibile contro le zanzare. E anche contro le canzoni. Lui sostiene che la notte bisogna dormire e basta, tutto il resto e' noia (per citare il sommo poeta).
Dice che il rimedio me lo rivelerà solo qua
ndo sarò più avanti nel mio cammino spirituale, anche se la sua sensazione é che io vada indietro... gli ho manifestato i miei dubbi sulla possibilità di fare qualcosa contro le zanzare aliene mutanti, e nel farlo ho citato un altro sommo poeta: "come può uno scoglio arginare il mare?"... lui m'ha detto che Mogol ha scritto le parole di innumerevoli inni nazionali alieni, quindi ho poco da fare il simpatico...
insomma oggi a mio cugino gli girano i maroni, e io gli ho detto che ho un rimedio contro i giramenti di maroni, ma glielo daro' solo se fara' un po' di passi indietro nel suo cammino spirituale mettendosi alla mia portata...
buongiorno
got a song for you

secondo

Quando ho cominciato a scrivere l’ho fatto perché volevo diventare il miglior scrittore di tutta la mia panchina… un giorno s’è seduto accanto a me un anziano signore, un vecchietto, e mi ha raccontato la sua vita… allora ho capito che al massimo avrei potuto …arrivare secondo.

just a sinner guitar player


gran bella cosa suonare come ieri sera, con Paolo Ghetti e Fabio Petretti, intrecciando le idee ed inventando la musica passo dopo passo... mi viene in mente quando da piccolo giocavo con i miei amici, sceglievamo un tema poi tutto nasceva dall'interazione... si invocava l'intervento di sandokan e magari arrivava nembo kid, e io che facevo janez restavo li' come un coglione... poi mi inventavo qua
lcosa e si finiva a fort alamo... cose cosi'... giochi sconclusionati, improvvisando, cercando le note ed andando incontro a quelle che arrivano... cosi' come si fa con le cose della vita: ti svegli, vai a far colazione e ti trovi in mezzo a gente che ti parla dei massimi sistemi, del divino otelma, di fabio volo e di quel pianista che... dai, come si chiama?... ah sį... schopenauer, che pero'suonava cose un po' troppo tristi, no?... meglio allevi... qualcuno ha addirittura tirato fuori glen gould, subito identificato come marito di farah fawcet e cugino di glen miller... poi c'e' sempre chi alla fine dice che era piu' bello il bianco e nero... che delusione quando il telefilm di zorro e' diventato a colori e il suo ineffabile mantello sembrava viola!...
buongiorno
I'm just a sinner guitar player...

dovunque tu vada


in fondo, dovunque tu vada, il mondo e' mondo, e la gente e' gente... a parte quella incredibile tavolozza di dettagli e sfumature diverse, quelle spezie, quegli odori, quel lento incedere o quel correre sfrenato... quella sensazione che i confini non esistano o siano fratture della crosta terrestre... 
c'è chi viaggia e ha la faccia da viaggiatore come mio cugino, e chi si mimetizza ovunque... un
a volta in Sardegna ho incontrato uno di falciano che praticamente si era auto eletto parcheggiatore.
Mio cugino sostiene che il camper, se lo sai guidare con il giusto spirito del viaggio, non consuma le gomme, e' come se levitasse in un volo a pochi centimetri da terra... io preferisco il contatto, o il volo in aria... non amo la ponderatezza e le mezze misure...
buongiorno
overload yourself and be yourself

follow me...


mio cugino non finisce mai di stupirmi... adesso ha una lambretta vintage, ci ha installato su il navigatore GPS e lo mette spesso in viva voce, la voce e' quella, carismatica, di Bruno Pizzul... 
quando ad un semaforo svolta seguendo le indicazioni, tutti gli altri scooteristi lo imitano ipnotizzati dall'ineffabile cadenza adenoidea di quella voce... allora mio cugino li conduce alla curva che solo lui sa fare, cosi' tutti precipitano nel calanco...
un novello pifferaio magico al servizio della nobile causa della tutela dell'ambiente, insomma...
buongiorno
follow me...

ritrovarsi

A lei facevano spesso molte domande, 
come avesse ogni risposta. 
Sempre le stesse cose, questa storia del ritrovarsi. 
Non rispondeva mai, perchè era lei la risposta...
l'essere così bella le regalava pensieri invisibili,
io potevo vederli, ma non glielo dissi mai...
erano domande, non pensieri... frasi attorcigliate sopra ad un punto.
Non potevo risponderle, 
ero la risposta.
Ritrovarsi.

l'aspettavo in fondo


Io non correvo assieme a lei i pensieri di vertigine che faceva, l'aspettavo in fondo. Non che non avessi il coraggio di seguirla, semplicemente mi facevo trovare all'uscita... volevo essere la vertigine che continua, che non finisce, una risposta certa, che guarda altrove, ma che e' li'. Sempre.
Ma per lei "sempre" non bastava.
Allora ha scelto senza amare... ed ha amato senza scegliere.
Ho pensato di voler essere una cosa nuova per lei, una scelta da amare, un amore da scegliere, ma era sbaglliato. 
Meglio stare li' al traguardo dei suoi pensieri senza farsi scegliere.
Essere la vertigine che non si sceglie.

aveva una canzone


aveva una sua canzone... era tra se' e se', non la muoveva nell'aria. La cambiava sempre, musica e parole erano al servizio di quel momento, o quell'altro... una canzone che poteva essere gioiosa o triste, sofferta o danzante. Serviva a far uscir fuori la sua voce, che altrimenti viveva in un buio colorato solo da parole possibili, o suoni possibili.
Diceva che tutti hanno una canzone, ma spesso n
emmeno lo sanno... diceva che spesso la sprecano, o la svaporano in smorfie di parole vuote... diceva che la gente non canta perche' ha paura di guardare la propria voce sospesa in aria, senza appigli che non siano sillabe aggrappate al suolo greve della propria vita fuori da quella canzone... diceva che molti l'hanno tradita, o abbandonata, la loro canzone, dimenticata fuori dai cancelli chiusi, dai pensieri chiusi a chiave...
diceva che nella vita prima o poi arriva un giorno che la canti, la tua canzone, e quel giorno ti gira attorno ogni giorno... questo diceva

cosa vorresti essere


se ti muovi nella direzione di ciò che stai facendo... se lo sostieni con forza e naturalezza... se parli la tua lingua e parli la tua voce vera...
se non ti azzuffi a voler dire per primo, o ti nascondi in ultimo... se quello che dici arriva agli altri, almeno per un momento, come l'unica cosa che avresti potuto dire... se le tue note sono abbastanza vive per stare in aria fino ad essere colte...
se suoni sempre per una ragione precisa che non ti curi di voler conoscere prima che tu le dia voce...
se affiorano scogli, ombre vaghe dal mare della tua vita andata e da quella a venire, e tutto questo si fonde assieme in un presente solubile nell'aria dove nulla ha bisogno di certezze per essere vero...
se suoni perché é l'unico gesto che puoi nascondere a te stesso e ritrovare sempre... se hai cura di quel gesto come di chi ami... 
se fissi un punto in aria, o curvi il capo in basso, se c'é già musica prima della prima nota...
se corri scomposto ma senza affanno, o se sai suonare anche il più composto degli affanni... ... ...
allora avrà un senso, e ti ascolteranno, sapranno chi sei e cosa vorresti essere...

il bisbigliatore

Il bisbigliatore l'avevamo conosciuto ad un concerto... un uomo piccolissimo, una miniatura ben proporzionata con lineamenti affilati, vestito in modo impeccabile... con minuta perfezione. Ti sfiorava con le sue pupille vispe, accuminate, che mulinavano in aria... 

stavamo facendo il soundcheck, e lui ti si avvicinava con un bibigliare fitto ed un gesticolio fatto di piccoli e plastici scatti dei
polsi ad indicare non si sa cosa. Non ho colto una parola di ciò che diceva, erano suoni senza colonna d'aria, solo vaghi contorni di brusio con una tinta lieve e sfrigolante. Ma c'era un flusso ininterrotto solo da attimi di sorriso... andava da tutti, indicava gli strumenti, indicava in alto, in terra e chissà dove. Dopo pochi minuti c'eravamo assuefatti a lui, era una presenza inevitabile, soffusa e nient'affatto molesta... molto elegante e discreta nella sua minuzia fonetica. L'abbiamo portato con noi al ristorante, e lì indicava i piatti, la tovaglia, il soffitto e i camerieri... era come se ti spiegasse le ragioni profonde di tutto, era come un mantra fatto di morbide sillabe vuote. Durante il concerto ce lo siamo perso... noi eravamo lì sul palco, e suonavamo le nostre ragioni dell'essere lì, con gli strumenti in mano, cantavamo le nostre voci tornite e gonfie di suono. 
Lui chissà dov'era.
Più tardi, quando microfoni e cavi tornavano alla loro inerte arrendevolezza e venivano riposti nei loro nidi, il bisbigliatore è ricomparso.
Stava davanti al palco, appoggiato... di lui vedevamo poco più della testa.
Ha bisbigliato per venti secondi rivolto a tutti. Nei suoi occhi c'era una esile stanchezza come di chi s'è arreso ad un'estasi prolungata, e di vivo rimane solo un bagliore che rimbalza dal viso alle mani, dalle mani al viso, sbagliando sempre la mira.
L'unica, ben distinta, parola che s'è udita chiaramente era un grazie... uno di quei grazie che non ti fanno rispondere "prego", ma ti fanno chiudere gli occhi per cercare dentro di te da qualche parte qualcosa che non sia una parola.
Poi ha attraversato di spalle il nostro campo visivo ed è scivolato via da un angolo buio.
Non l'ho mai più visto, il bisbigliatore...
Chissà dov'è.
Mi manca, il bisbigliatore.