martedì 6 novembre 2012

non siamo soli


Prima o poi doveva accadere.
Me lo sentivo da tempo.
In un luogo imprecisato, in una delle poche radure rimaste nei pressi della piazzetta di Falciano, complice il sopore del primo pomeriggio che ha richiesto più di una correzione di rotta… sono atterrati gli alieni.
Un vigile in pensione ha subito detto loro che lì non si poteva parcheggiare… vigliàca ad c’la putèna t’an po’ miga ste lè!... che’t ciàp e pòst ad cinquènta màchini!!!... sembra aver detto.
Spaventati dal tono marziale della sua voce gli alieni sono subito risaliti a bordo per fare rotta verso Torraccia e, infilando a stento con la loro astronave vintage l’arco delle frecce bicolori (nota pattuglia di volo acrobatico locale) si sono caracollati fino al crinale di un calanco dove sono atterrati con insospettata goffaggine rimanendo in bilico.
Il loro comandante, un alieno paffuto e gioviale con occhiaie profonde ed occhi perennemente braccati dalla congiuntivite astrale, ha ordinato subito agli alieni più in carne di stanziare a monte del crinale per fare da contrappeso a lui e a quelli che, insieme a lui, erano impegnati nella manovra di attracco, che consisteva nell’assicurare con una cima laser la navicella al campanile della chiesa di Dogana.
Finalmente sono scesi.
E, presi dall’euforia per l’evento tanto atteso, hanno stappato una bottiglia di Dom Bairo l’uvamaro  che pensavano fosse una tipica bevanda locale.
Dopo averne bevuto copiosamente, e tirato qualche stecca liberatoria all’indirizzo di qualche suprema entità astrale che a noi non è dato di conoscere, si ricomposero in un briefing che il comandante aveva chiesto immediatamente per fare il punto sul motivo della loro venuta.
Dovevano individuare il punto esatto in cui scrivere un messaggio ai terrestri… una cosa che da ormai troppo tempo gli stava sul gozzo.
Al comandante alieno il Dom Bairo aveva dato il colpo di grazia, nonostante sapesse bene che il metabolismo alieno va poco d’accordo con l’alcol se n’era bevuto tre bicchieri, più un altro mezzo confiscato per rappresaglia al timoniere laser che gli era sempre stato sul cazzo.
Disse, in qualche modo, all’equipaggio, che bisognava muoversi da lì per trovare una posizione più stabile e lavorare con millimetrica precisione all’angolatura ideale per sparare l’ologramma.

Sì, perché l’obbiettivo della loro spedizione era proprio quello: avevano avuto l’incarico d parte dell’alto consiglio di tutte le civiltà aliene (tranne una, che si era dissociata) di finirla una volta per tutte con quella storia che gli stava sul gozzo.
Dovevano proiettare sulla volta celeste, in modo che fosse visibile a tutto il territorio di lingua italiana, un gigantesco ologramma in cui si leggesse a chiare lettere il loro messaggio di monito.
Ma per farlo serviva una superficie ideale di rimbalzo.
Dopo anni di sopralluoghi virtuali con interstellar google hearth si era giunti alla conclusione che l’unica superficie ideale, per il rimbalzo dell’ologramma, in tutta la faccia della terra era la pancia della rupe del monte Titano.
Ma c’erano dubbi sulla sua tenuta. La forza da imprimere al raggio per un’efficace diffusione di rimbalzo nella volta celeste doveva essere notevole, e la roccia del Titano, stratificata con sedimenti monofase, poneva qualche interrogativo.
Ma il comandante era ubriaco e gasatissimo, sentiva odore di gloria interstellare, quindi voleva provare subito.
Dopo aver verificato che non ci fosse nebbia aggrappata ai coglioni del monte, perché la nebbia rompeva il cazzo, diede ordine all’equipaggio di schierarsi, ed indossare gli occhiali.
Un noto stilista alieno aveva avuto la botta di culo di fornire occhiali disegnati e firmati da lui alla spedizione, fiutando un grande ritorno pubblicitario e magari, in caso di riuscita della missione, anche gloria cosmica eterna.
Quegli occhiali erano scomodissimi, e davano anche la nausea, però erano fighi da bestia, anche gli alieni più sfigati, con addosso quelli, sembravano stelle del cinema intergalattico.
Il problema era la nausea, però. La nausea aliena non è come la nostra, loro quando hanno la nausea levitano di quaranta centimetri e svolazzano come farfalle notturne in vorticosi sconquassi finchè non arriva un poderoso rutto metallico a porre fine a tutto.
Dopo il coro di rutti il manipolo di coraggiosi extraterrestri era pronto a sparare il raggio, col rischio di sbriciolare il millenario fondoschiena della gloriosa repubblica extracomunitaria.
Dovevano far presto, gravava su di loro l’angoscia che gli proveniva dal fatto di sapere che non gli sarebbe stato facile ripartire da lì per tornare a casa… si erano documentati, sapevano che sarebbero dovuti passare inosservati davanti ai cannoni degli austriaci, sul poggio castellano, che da un bel po’ aspettavano di fare lo shampo a Garibaldi, e poi, cosa ancor più difficile, superare i posti di blocco della guardia di finanza che vegliavano sull’aerovia soprastante lo scalo di Torraccia.

Erano quasi pronti per puntare e sparare quando si materializzò davanti a loro un uomo, un terrestre… li guardava con sufficienza, portava il cane a pisciare.
Il comandante si fece avanti in prima persona ad affrontarlo con il suo noto charme. Era tornato in forma smagliante, anche se combatteva con i postumi dell’essere stato seduto per milioni di chilometri in una posizione che non andava molto d’accordo con il suo tallone d’Achille: le emorroidi aliene, che sono una cosa spaventosa.
Si fece vicino all’uomo e gli chiese se il loro momentaneo insediamento fosse per lui in qualche modo un problema… l’uomo rispose… sbat’e càz … il comandante interpretò ad orecchio, sapeva di avere un orecchio mostruoso per le espressioni idiomatiche di lingue neolatine terrestri.
Gli sparò immediatamente, ma si prese in un piede, perché aveva usato un’arma vintage che gli era stata venduta da suo cugino.
Era un fiero soldato, e non pianse nel vedere le sue falangi aliene spappolate per terra… sollevò lo sguardo per continuare la conversazione, ma l’uomo non c’era più… e il cane neppure.
Meglio così.

Allora si ripresero le operazioni di puntamento e regolazione della rosa del raggio. Era tutto pronto per il countdown quando, sospeso in aria, si fece strada un lungo fischio, un po’ sfiatato per la verità, poi tre colpetti ripetuti molto più decisi.
Era il vigile in pensione. Stava scrivendo su un taccuino e continuava a fischiare fino a quando non esaurì il fiato.
Poi venne avanti con passo claudicante ma deciso, e sventolò un foglietto giallastro in faccia al comandante. Una multa.
Una megamulta per atterraggio sbilenco con mezzo improprio.
Il condottiero alieno estrasse di nuovo l’arma, ma poi ci ripensò. Non voleva spararsi anche sull’altro piede. Allora usò un più collaudato raggio consuntore, di quelli che ti brucano l’epidermide senza porre fine ai tuoi giorni, ma ti lasciano lì ad urlare ed a rimpiangere di essere nato.
Il vigile in pensione lo parò con il palmo di una mano, il raggio si scompose e rimbalzo da mille parti carbonizzando tutto ciò che incontrava.
Il comandante alieno, stupito, gridò in un italiano perfetto dalle risonanze metalliche… è impossibile che non ti abbia fatto niente!!!...
il vigile mostrò la sua immacolata dentiera in una smorfia di scherno… poi disse… tan m’è fàt gnint, patàca… me aiò la còdga!!!...

Nessuno s’era fatto male, e si stappò addirittura un’altra bottiglia di Dom Bairo l’uvamaro per festeggiare. Gli alieni accettarono la multa, ma non avevano moneta corrente, promisero di pagare con un bonifico laser una volta tornati a casa.
Poi spiegarono al vigile (mentendo spudoratamente) che dovevano fare una gigantografia del monte per incoraggiare il turismo alieno a prendere in considerazione questo bellissimo paese per le vacanze di Pasqua, il vigile disse che però… l’aparecc ì l’èva da purtè ti parchegg dì camper… o m’è parcheggione ilassò…  

loro annuirono in coro, e ripresero, traballanti, le loro posizioni per premere finalmente sul pulsanteGO
Ma il vigile si mise ancora di mezzo e urlò… sa cla mira chi lè t’àn arìv gneca ma Dmagnen!!!... putèna d’cla vigliàca dl’a putèna!!!... a l’avì da tirè sò, zio vigliàc!!!...

A quel punto gli alieni, ubriachi, deconcentrati e confusi, decisero di rinunciare, per quel giorno, e rimandare all’indomani, rigorosamente all’alba e a digiuno.
Il comandante sfidò il vigile a tresette, e ci rimise la pistola vintage ed il suo paio di occhiali firmati, che al vigile stavano da dio, e col cazzo che a lui gli veniva la nausea.

All’alba, precisamente alle sei, diedero l’ultimo ritocco alla mira e spararono.

La pancia del monte non fece una piega, si udì un rombo sordo ed il cielo s’illuminò di giganteschi coriandoli colorati e luminosi… questo era previsto… una specie di scomposizione del raggio nei colori dell’iride… tipo arcobaleno… solo molto più tamarro.
Ora aspettavano con calma, una volta ricomposti i colori, di vedere apparire a chiare lettere il testo del loro messaggio, che era poi il motivo per cui erano venuti.
Infatti piano piano si compose una frase, prima illeggibile, dopo ancora di più… per loro.
Quello che si leggeva non era certo quello che loro si aspettavano… c’era scritto…
MARZIEN… VUILT AVI D’ANDE A FE’ DI BUKEIN… !!!...

Qualcosa era andato storto… ci doveva essere stato un bug che s’era inserito nell’ologramma.
La frase era per loro priva di senso… lettere mescolate a casaccio.
Si sentivano comunque in parte soddisfatti, avevano centrato il monte, e il rimbalzo funzionava con l’angolatura dovuta.
Il resto erano dettagli.
Spensero il raggio.
Avrebbero riprovato più tardi.

Si buttarono a dormire nelle loro brandine, e dormirono di brutto… tutti tranne il comandante, in preda all’isteria dovuta al dolore lancinante che gli provocavano le emorroidi aliene.
Se poi pensava ai milioni di chilometri da fare al ritorno seduto sbilenco al posto di comando si sarebbe sparato, ma aveva anche perso la pistola a tresette col vigile in pensione.
Erano cazzi.

Visto che non dormiva uscì dall’astronave. Il vigile ricomparve in un attimo, li teneva d’occhio.
Il comandante, preciso com’era, si era trascritto nel modo più accurato possibile quel garbuglio di lettere che era apparso alla prima proiezione dell’ologramma. Qualcosa non lo convinceva.
Mostrò la scritta al vigile, chiedendogli se per caso si trattasse di una strana lingua terrestre. Il vigile in pensione lesse e rilesse il foglietto di gommosa carta aliena, poi sentenziò… l’è è dialèt ad savgnèn, o giò da lè… quel cu iè scrèt un’è na roba tenta bèla…
Il vigile masticava un po’ il francese, perché da giovane era stato due anni in Belgio, e provò a spiegare il senso di quella frase al comandante alieno, che capì tutto tranne il significato della parolabukèin, anche se tradotta in francese.
L’anziano vigile fece ricorso a tutta la sua cultura televisiva e provò in italiano, dicendo che si trattava di sesso orale. Ma il comandante, che sapeva benissimo cosa voleva dire “sesso” continuava a non cogliere il nesso. Evidentemente la sessualità aliena era aliena al sesso orale.
Il vigile, dopo avergli presentato un’altra multa per divieto di sosta reiterato, non si trattenne dal dire la sua… um sà che ilè ui’è checadùn ad savgnèn c’uv tò pri e cùl… sgond mè…

Poi il comandante, che evidentemente non aveva capito, dal momento che aveva preso il vigile in simpatia, cominciò a parlare di quanto era dura la vita dell’alieno medio… e che la situazione del loro pianeta non era facile… erano voluti rimanere fuori dall’unione intergalattica (UI)… per salvaguardare la loro identità economica, ma sta cosa, alla lunga li aveva tagliati fuori dai giochi. Così s’erano ridotti a vagare per il cosmo con astronavi vintage, e per di più venivano sospettati di traffici occulti, e fermati continuamente dai posti di blocco dell’UI…
Il vigile commento ò laconico… alòura a sì mès cmè nuìlt… boia dè singulèr!... un gnè piò un sòld da nisciuna pèrta… gnènca ilasò

Il comandante poi stava scendendo nella sfera privata, e parlava di solitudine astrale… di incomunicabilità… grandi temi universali, insomma.
va là va là che se t’è i sòld la solitudine lan t’fa gnenca una pugnata!!! A tel deg mè….

Il fiero condottiero alieno continuava a non capire, forse nemmeno l’autoerotismo era contemplato dalla sessualità aliena.
In ogni caso si stava di nuovo concentrando sul secondo tentativo, nel frattempo il suo vice, espertissimo cibernauta, aveva individuato il bug che aveva causato la sovrapposizione di quella frase alla loro: si trattava di un’interferenza, ed il mittente era un certo Aliènin… che con quello pseudonimo imperversava per l’etere alieno grazie ad un marchingegno elettromeccanico costruito genialmente con residuati bellici di Gambettola ed interfacciato con la tecnologia digitale grazie a suo figlio ingegnere informatico. Il dossier di Aliènin era noto all’interpol per via delle sue dichiarate (a partire dal nome) simpatie veterocomuniste ed alla sua ossessione per gli alieni. Più volte aveva violato frequenze radiotelevisive di ben noti network con i suoi messaggi in dialetto savignanese in cui si dichiarava certo dell’imminente venuta degli alieni per diffondere, e se necessario imporre, il vangelo comunista che avrebbe liberato il mondo dalla piaga del capitalismo.

Non era mai stato preso sul serio, ma siccome rompeva i coglioni,  lo tenevano d’occhio, o meglio, d’orecchio.
La navicella del comandante lui l’aveva intercettata molto prima dell’ingresso nell’orbita terrestre, ma, viste le sue sembianze vintage, la riteneva indegna degli alieni. Era tarocca e sicuramente si trattava di una bufala, o ancor peggio, un complotto che dietro aveva la CIA e i servizi segreti israeliani.
Così era facilmente entrato nel loro ologramma (anche con parecchio culo, però) per boicottare il loro piano, qualunque fosse.

Il vicecomandante cibernauta aveva realizzato una protezione criptata che Aliènin non sarebbe più riuscito a violare.
Tutto era pronto.
Stavolta assisteva anche il vigile, che, dopo aver fatto l’ennesima multa al comandante perchè il veicolo non era targato, e non aveva neanche il bollo e la revisione, si mise comodo su una sedia portata da casa.

Dopo il countdown partì il raggio, che, facendo il pelo a Domagnano, rimbalzo sulla pancia del monte e si scompose in un fuoco d’artificio talmente incredibile che quelli del tre settembre non gli facevano neanche una pugnetta.
Pian piano presero forma le lettere, e subito sì capì che le parole non erano in dialetto… ma neanche in italiano.
Sulla volta celeste campeggiava un impressionante monito:

EL PUEBLO UNIDO JAMA’S SERA’ VENCIDO!!!!!!

E poi, non si sa proprio come, in audio una versione ska dell’inno dell’internazionale socialista.

Inutile dire chi fosse l’artefice di tutto questo.

Il comandante ebbe una reazione all’inizio fredda e composta, poi montò su tutte le furie, fece un cenno di frettoloso saluto al vigile ed urlò:
Andiamo via da sto posto del cazzoooo… porco °ç^§ !!!... proveremo dalla lunaaaa… puttana di quella ^**]]°§::---!!!!!


In pochi istanti erano già sopra l’atlante, ma stavano sbagliando strada, la corressero e scomparvero inghiottiti dal cielo.
Il vigile in pensione dormiva sulla sedia, l’ultimo suo pensiero prima di cedere al sonno fu che sicuramente gli alieni avrebbero trovato il modo per non pagare le multe, ma lui il suo dovere l’aveva fatto.

Nelle notti successive dalla luna arrivarono ciclicamente strani bagliori colorati, insieme ad echi di bestemmie aliene.
Poi, finalmente, un pomeriggio, stampato a chiare lettere sulla volta celeste, ecco il loro messaggio di monito per l’umanità di lingua italiana:

SIAMO QUELLI CHE VOI CHIAMATE ALIENI…
E’ ORA DI CHIARIRE UNA COSA…
AVETE DELLE REGOLE ORTOGRAFICHE DEL CAZZO…
NOI NON CI CHIAMIAMO ALIENI…
NOI CI CHIAMIAMO AGLIENI, CAPITO?
A G L I E N I !!!

lunedì 5 novembre 2012

ancora un passo


ancora un passo
appena oltre l'angolo
e sarò lì...
ancora un passo
e non avrò più niente intorno
che non sia di riflesso ai tuoi occhi...
ancora presto per fermarmi
e troppo tardi perchè sia ancora notte,
perchè sia ancora quel filo di vento sulla tua pelle...
perchè sia ancora quella tua mano
sospesa in un darsi
prima del chiudersi via, lontano...
ancora un passo
e sarò lì...
appena oltre l'angolo

would live forever, don't you?


Tunein oggi, per la prima volta, mi ha parlato del suo funerale, non me lo aspettavo... "... ui e' un post... a ne só ducl'è... che m'i funerel i s'imbriega tót... peró i compra da be' s'i sold ad quel cl'ė mórt!... e mi anvód e sta ma Denver, i lassó i fa pochi pugnéti... qvant che un e mor ui e sindaco che e dis na roba che e pér che quel cl'é mórt e fos e piú brev de mond... e po' i va tot a b
e' s'i sold de sindaco... sna cl'ė un fred d'la madona... e po' ui é dli pienti elti cumé un palaz..."
Gli ho chiesto se era mai stato a Denver, mi ha risposto di no, perché sla neva ui vo du an e l'aparéc el casca c'me gnint...
Allora gli ho chiesto come fa a sapere tutte quelle cose... lui ha fatto una smorfia come se avesse avuto una fitta, e mi ha detto..."... quanté che un l'é vec c'me me, s'un é un pataca, e sa al robi ad tot e mond..."
buongiorno
would live forever, don't you?

Chissà da dove vengono le idee


Chissà da dove vengono le idee... nessuno l'ha mai saputo... sono piccole schegge affilate di pensiero che balenano all'improvviso... quando uno dice "adesso ci penso" é la volta che non vengono.
Io credo che l'idea ci arrivi perché la cerchiamo in modo piú o meno consapevole, ma é come quando apri il rubinetto di un lungo rotolo di gomma per annaffiare il giardino... ogni volta ti sembra che l'a
cqua tardi ad arrivare, e proprio quando pensi che non arriverà perché hanno sospeso l'erogazione lei ti arriva in faccia... semplicemente si prende il suo tempo...
mio cugino é cosí impaziente che una volta é stato risucchiato dentro la gomma...
da quella volta aspetta con calma serafica l'arrivo delle idee... e ne ha una dietro l'altra, tutte splendide... e non sa piú come chiudere il rubinetto
buongiorno
no idea of time...

like a dream


ne ho sentite dire tante sui sogni... aneliti, desideri, paure, sublimazioni, preveggenza, postveggenza (per chi poi non si sveglia in tempo)... inconscio in libera uscita...
il vigile di dogana, quando ero piccolo, diceva che i sogni sono solo gli scarabocchi che il cervello fa quando noi dormiamo e lui si annoia... qualcuno dice che è dio che ci parla nella sua lingua che una specie di cinema in
esperanto... 
mio cugino dice che i sogni sono l'inerzia di immaginazione di chi la tiene troppo sotto chiave, o di chi la lascia a briglia sciolta... o di chi pretende di modularla a proprio piacimento...
Tunein invece dice una cosa interessante... i sogn iè na roba ad chi un fa un caz tot e dè... 
io credo invece che i sogni, come l'amore, come la scintilla creativa ed altre poche cose, siano materiale incandescente impossibile da manipolare con pinze e guanti ignifughi per dargli forma... meglio lasciargli prendere la forma che vogliono...
buongiorno...
like a dream
a dream like
dream a like
a like dream
(Irene Aebi e Steve Lacy)

tico tico


mio cugino sa a memoria tutto il tico tico e me lo suona con il balafon... io lo accompagno con il basso di mia figlia, dobbiamo registrarlo, verrà pubblicato come singolo da una famosa etichetta aliena e diffuso in modo soffuso in tutto il cosmo... 
il problema è che lui salta mezza battuta, ma non sempre nello stesso punto... io me ne faccio un cruccio, perchè ho un'etica metrica, poi però mi di
co: che cazzo vuoi che ne sappiano gli alieni di musica latina!?... 
invece poibè venuto fuori il vero motivo di quel maldestro cut off... pare che da loro vada di moda da matti la cover con il balzo a sorpresa... ci ballano sopra scioltissimi, e non li freghi mai, c'hanno le antenne loro!...
il problema invece è come vestirsi in un eventuale tour per la promozione del disco, poi anche gli autogrill alieni, che magari non c'hanno il camogli o il rustichella, ma solo l'icaro...
vabbè...
buongiorno
keep on dancing

domenica 4 novembre 2012

autostima


bello quando a colazione qualcuno ti parla in modo assertivo e ti mette a parte della sua visione del mondo non richiesta... una visione così chiara e ordinata, espressa con voce intonata, sonora, quindi molesta... dall'alto di una forte autostima... mal riposta
buongiorno
don't give yourselves away

fessura


quello che serve é sempre una fessura da cui uscire... tutto ció che di pur meraviglioso ti chiude in un angolo senza via d'uscita alla fine non é poesia... le intensità più grandi sono lievi, ti lasciano aria, ti indicano mille posti dove poter andare... non c'é grande musica che non ti tiri dentro con anima e corpo senza lasciarti uscire e trovare nuovo il tuo posto nel mondo...
mio cugino ascolta le voci bulgare e non capisce come facciano a prendere fiato...

fuori tema


mi chiedo spesso un sacco di cose... in genere non mi rispondo, o mi do risposte non pertinenti... quando andavo a scuola mi dicevano sempre che andavo fuori tema... io adoravo andare fuori tema e nuotare in quell'acqua pulita senza nessuno intorno... una volta ho fatto un tema fantastico, solo che parlava d'altro... la prof era molto seccata, allora io ho cambiato il titolo... idea brillante, pen
savo... invece sono stato retrocesso in C2...
ma è che mi piace divagare...
mio cugino è un maestro nell'arte del divagare... scrive poemi sinfonici perdendosi in un mare di dettagli... ha scritto anche una versione estesa di un celebre capilavoro classico... Il dottor Divago... 
buongiorno
saper divagare ci aiuterà a passare il tempo nell'eternità, mettiamola così... Still life, talking... come dice il buon Pat Metheny

sbalzi di temperatura


la dietrologia mi fa impazzire... dietro ogni cosa un complotto... sembra che dietro questa ondata di maltempo, per misteriosi motivi, ci siano la CIA, Gladio e il vescovo del Montefeltro... vai a capire perché... 
quando succedono ste cose mio cugino si agita, e ritrova la serenità solo dopo aver parlato con gli alieni... che gli dicono che é tutto sotto controllo, e di stare attento, piuttosto, agli sbalzi di temperatura che influiscono sull'umore e sul senso dell'umorismo...
buongiorno
get happy swingin' in the rain

Marnicca,


ė difficile dire perché certe note riescano a descrivere attimi o intere stagioni... difficile dire perché ci nutriamo continuamente di senso compiuto quando spesso per stare bene abbiamo bisogno di qualcosa che non ha senso...
ricordo un vecchietto, Marnicca, che anche quando ti parlava di una cosa molto seria ogni tanto si fermava per sfiorare il pavimento del bar con tre passi di valzer e un ab
bozzo di giravolta... come se quello fosse un modo di prendere fiato... come se quello fosse ciò che realmente dovevi capire... come se l'incedere della vita vera fosse quello di una danza...
mio cugino dice che quando suono dovrei farlo come se quella fosse l'ultima danza... io allora stacco le mani dallo strumento per fare un gesto di scongiuro, e lui mi accusa di essere volgare e insensibile... 
buona serata...
keep on dancin'

scozzesi


ogni certezza, per fortuna, è relativa... in tutte le terre emerse la erre moscia è considerata elemento di distinzione... tra gli anglosassoni (che se la mangiano) solo gli scozzesi ce la mettono, la erre, e chissà per quale arcano sortilegio fiabesco... 
qui da noi sopravvive una sparuta comunità autoctona che ha un dialetto con una erre potentissima... poco fa nel bar c'era uno che protestava c
ontro una serie di cose, delle quali la più importante sembrava essere di gran lunga il rinvio della tombola del 3 settembre... aveva una ERRE da far tremare le vetrate e i cucchiaini dentro le tazzine vuote... 
cazzo, se avessi anch'io una RRRR così assertiva chissà cosa potrei fare... con una RRRR così potrei intimorire anche solo pronunciando il mio nome a Belfast...
buongioRRno...
Don't foRget youR own RRoots

Quadrophenia


è un po' di tempo che dovunque io parcheggi la macchina ci sorgono attorno opere d'ingegno umano d'ogni genere... strisce pedonali, con quelle vernici dall'odore acre di monito destinate a svanire presto... scavi per la posa di cavi a fibbre ottiche in clamoroso ritardo sulle innovazioni tecnologiche... transennamenti per picchi d'onore fuori luogo e fuori tempo... ordinanze per giorni di mercato
di futuro incerto... 
una volta a Cesena sono riuscito a parcheggiare nell'unico posto riservato ai Malatesta nel caso tornassero dall'oblio... qualcosa mi dice che se tornassero guiderebbero un hammer gigantesco, camperizzato con promiscuo...
per trovare il parcheggio giusto nella vita bisogna avere tutte le risposte, ma io non mi ricordo manco le domande...
mio cugino dice che le risposte le hanno gli alieni... ma non ce le daranno mai, perchè sennò dopo non c'è più gusto a svolazzarci sopra con sempre quella intrigante sensazione del visto e non visto... dell'avvistato e non avvistato...
buongiorno
see me... hear me... touch me... feel me... (Tommy di Quadrophenia sicuramente era un alieno, o un Malatesta)

mi faceva segnali


ieri sera ho prolungato gli assoli oltre i limiti predefiniti... il direttore d'orchestra mi faceva segnali che io ho interpretato come incitamenti ad andare avanti... così con entusiasmo arrivavo fino all'ultima nota tra il benevolo stupore di tutti...
la vita è sempre così... segnali che dovresti interpretare e cogliere... entusiasmo, stupore, monito, biasimo... tutto sta a te... il crinale tra
la dedizione e l'accanimento è labile e spesso celato ad arte... 
l'unica arte che conosco è quella di arrivare comunque fino all'ultima nota...
e qui mio cugino fa gesti di scongiuro, e in più dice che non basta arrivare fino all'ultima nota... bisogna anche saper volteggiare nel vuoto del silenzio che c'e dopo...
grande poeta mio cugino... a lui nessuno da mai segnali...
buongiorno
pay attention to the concertmaster...

nulla cambia


Nulla cambia,
a ben guardare...
e tutto è fermo,
se non l'ardire...
(mio cugino)

brutti pensieri


a volte capita di non ricordarsi... ci si dimentica che il vuoto che hai davanti è anche aria che respiri... che il buio che incontri é nuova luce a venire... che i brutti pensieri si ammassano in una nebbia fitta destinata a svanire se riesci ad alzare il vento di un'idea, o se provi ad accenderti ad una sola scintilla di gioia...
mio cugino dice che gli alieni non hanno mai brutti pensieri, per
ché fanno il backup in una raccolta differenziata... e di tanto in tanto vengono da noi a liberarsene in una discarica in Calabria... per questo motivo quando vengono avvistati hanno sempre un pensiero positivo per tutti, ed un'espressione beata nonostante la stanchezza del viaggio e la scomodità spartana dei loro dischi volanti...
buon pomeriggio...

aveva un posto


aveva un posto, l'ha lasciato. Aveva una casa, ne ha smarrito le chiavi. 
Aveva un amore, ha lasciato che se ne andasse. 
Aveva un modo di vivere, ne ha rimescolato le carte.
Aveva amici che frequentava, ora frequenta la loro assenza.
Non erano tutte queste cose che lui rifuggiva, era il fatto di averle che lo faceva sentire sempre sazio...
É ripartito dal non avere altro che sé stesso, e s'é accorto di averlo dato per scontato sempre... come in una coppia c'é sempre uno dei due che prima o poi dice all'altro "tu mi dai per scontato/a"... e l'altro/a pensa "ma no, cazzo, io continuo a pagarti a prezzo pieno..."
Così ha preso le distanze anche da sé stesso... é ripartito dall'essere niente più che un involucro... si sentiva leggero e volatile, ogni piccola cosa del vivere lo sollevava in aria... aveva addosso l'alone dello stupore nuovo, e quella tipica faccia di chi non indossa niente... 
ma aveva il mondo dentro, e lo spendeva in parole, spiccioli di pensiero e moneta umana... oppure lo spendeva in un lungo tacere ascoltando musiche che non hanno bisogno di parole...
ha preso a girare il mondo stando fermo, ha iniziato il suo viaggio che consiste nel lasciarsi incontrare dalla gente e dalle cose...
ora si nutre di tutto ciò che di lui si nutre...
piace a tutti...
tutti vogliono sapere chi é...
tutti vorrebbero conoscerlo, mio cugino...
Buongiorno...
needn't to look so far away

la verità


"... a questo punto pensava a come anche le notti fossero un inganno... un lungo indugio della luce diventato un'abitudine ricorrente.
Valdo giocava a non crederci più, a ste cose. 
Le considerava da un lato opposto. 
Da una parte c'era lui, dall'altra ancora lui... in mezzo: la realtà, a cui tendeva trappole per chiuderla in una morsa e farle confessare la sua natura fraudolenta...
Poi, stanco di questa burla, prendeva la chitarra e suonava la cosa più difficile da dimostrare... la verità." (R. Monti, 91)

di spalle


capita di essere vicino ad una cosa grande, non vederla ma sentirne forte l'essenza...
capita di essere di spalle al mare... solo salsedine che ti pizzica il naso, ed un suono fosco, il vento che schiaccia il frizzare delle onde... i mille sospiri degli abissi, i rumori di fondo di un mondo sommerso celati in un boato trattenuto, interminabile...
capita di essere di spalle a tutto, e cogliere in un attimo ciò che non vedi in faccia...
capita di leggere amore e devozione nella lenta cadenza di un respiro... nel buio di un sogno, di spalle a ciò che avresti potuto dare ma non l'hai fatto, per la tua fitta ostinazione... fitta come una nebbia, al mare... di spalle

(mio cugino, di spalle)

canoni estetici


dagli appunti di viaggio di mio cugino:
"... i canoni estetici per gli alieni sono importanti, ma sottendono a leggi piuttosto sofisticate. Da ciò che risulta si ispirano a noi, nonostante il fatto che il nostro pianeta, tra quelli abitati, sia di gran lunga il più sfigato e retrogrado. Solo che nemmeno loro sfuggono all'andirivieni delle mode, ma sono evoluti dal punto di vista tecnologico, e san
no come intervenire in modo rapido e non invasivo sulle mappe genetiche... ne consegue il fatto che l'alieno maschio medio parte da George Clooney in su, e i loro sex symbol hanno tutti la gobba... non si sa perché... o forse sì.
Hanno rimosso il gene dell'invecchiamento, ed il loro tripudio ormonale é devastante ed inesausto ad un punto tale che l'unica causa di mortalità precoce, attorno ai duecentocinquant'anni, è dovuta all'accanimento autoerotico ossessivo compulsivo. Per gli alieni femmina è diverso. Pare che siano dotate di un tacco retrattile che si può regolare a qualsiasi altezza in modo istantaneo in qualsiasi situazione... semplicemente col pensiero.
Va detto però che i loro modelli televisivi e mediatici in genere sono diversi dai nostri... i loro cantanti rock fighi sono modellati sul look di Ligabue, ma emettono sibili incomprensibili... i testi delle canzoni aliene sono infestati da messaggi subliminali continui ed assillanti... ed ai grandi raduni freak tipo Moonstock succede di tutto.
C'è da dire però che in genere hanno poco swing, perché non hanno mai importato schiavi africani... ed inoltre anche Count Basie in assenza di gravità ci perde molto... ma su questo ci stanno lavorando..."

buongiorno
it don't mean a thing if it ain't got that swing...

da zero ogni giorno


.. prese una ad una le cose di cui potremmo fare a meno sono praticamente tutte... e conosco gente che ogni decennio circa riparte da zero, c'é chi cambia anche il nome ed il set di calzini.
Io non ricordo il mio nome, scelgo calzini usa e getta, non faccio a meno di niente e riparto da zero ogni giorno..."

(mio cugino)

astenersi


dicono che bisogna astenersi per tornare a desiderare... io dico che cosí è troppo facile... l'ideale sarebbe astenersi dal desiderare di astenersi dal desiderare di astenersi...
(mio cugino)

bridge over troubled water


mio cugino dice che non ne può più di quelli che pontificano... dice che prima di pontificare bisognerebbe imparare a guadare, o al limite nuotare... tanto la storia ci insegna che la prima cosa che si fa in caso di conflitto è far saltare i ponti...
buongiorno
like on bridge over troubled water (P. Simon)

Emily


... guardavo le sue piccole mani sulla tastiera... c'era un graffio su quella tastiera, lei ci danzava sopra a cercare le note.
Emily aggiungeva sempre un sorriso a quelle note, poi chiudeva gli occhi. Ci ho messo un po' a capire quanto era brava... ci ho messo un po' a capire che quelle note erano per me... ci ho messo un po' a capire che aveva un graffio dentro da nascondere, e su quello non r
iusciva a danzare con la forza delle sue sole dita... e chiedeva aiuto alle mie.
Un giorno, uno di quei giorni in cui il vento a Chicago sembrava intenerirsi fin quasi a volersi far musica, abbiamo danzato le nostre dita assieme sulla tastiera della sua chitarra. Abbiamo suonato giocando, sfiorandoci... abbiamo nascosto con la nostra danza quel graffio... l'abbiamo nascosto con lo stupore scomposto dei nostri sensi.
Non c'c'era più.
Ci ho messo un po' a capire che se l'era nascosto dentro. Ci ho messo un po' a capire quando le bruciava forte, e non potevo farci niente perché anch'io avevo il mio, che avevo messo a tacere con la chitarra, e con l'oceano... 
ci ho messo un po' a capire che Emily aveva chiuso in una cornice d'oro il suo graffio.
Ci ho messo un po' a capire che quella cornice era per non farmelo vedere, per non farmelo toccare... 
un giorno mi ha suonato "Too you to go steady"... ma niente sorriso, solo occhi spremuti e respiro contratto, le sue note erano troppo stabili per essere giovani... fissate in una cornice d'oro da accordi troppo belli per essere danza...
ci ho messo un po' per capire...
ci ho messo anni per capire che tutti hanno un graffio dentro, e non bastano oceani e cornici dorate..."
(R.Monti 85)

dall'alto


mia nonna Ombrina negli ultimi tempi della sua vita aveva un gran da fare a dire che la gente oggi è troppo alta, troppo istruita, e a scuola ti insegnano a guardare gli altri dall'alto... a mangiare sulle loro teste... io allora le raccontavo della torre di Babele, lei mi diceva "questa è vecchia più di me" e allora le parlavo di una vecchietta piccolina che mi aveva insegnato a vivere torreggiando dal basso... lei sorrideva e cercava la mia mano, poi diceva: "vïn zò c'at dag un bès...

acari proteiformi


ormai non ci si salva più... anche in tutti gli alberghi ci sono quei bei materassi in lattice di marmo con sotto le doghe in carbonio 14 che ti costringono a "dormire" in una postura tipo obitorio... così sei già allenato per il sonno eterno, quando muori... 
in Sudamerica hanno dormito e procreato per secoli sulle amache, in un tripudio di acari proteiformi, e sono tutti lì con dei fisici invidiabili...
ho le ossa a pezzi, cazzo...
buongiorno, anyway...
check out your soft dreams

allora te ne faccio un altro


un giorno un bambino mi disse: " Ma... la musica non si vede, peró quando sento una bella musica mi vien voglia di disegnarla..." Allora io ho suonato guardando uno dei suoi disegni... lui alla fine ha commentato: "No... per quel disegno lì la chitarra non va bene, ci vuole la batteria... sai suonare la batteria?"
Io ho risposto di no.
E lui: "... mm... allora te ne faccio un altro."
Meraviglia...

heaven just begin where you end


da ragazzino ero molto curioso, un giorno chiesi all'insegnante da dove, di preciso, in poi si potesse cominciare a parlare di infinito in matematica... in italiano sapevo che bisognava aspettare un certo leopardi, ma in matematica non ne avevo idea...
L'insegnante mi rispose, senza esitare, che l'infinito in matematica cominciava da ME... visto che non finivo mai i compiti...
arguta perla di saggezza

buongiorno
heaven just begin where you end

ma non adesso, cazzo


chissá quale detersivo si deve usare per riportare al candore i sogni calpestati, quelli a cui qualche dio distratto ha spezzato le ali con tutto il gravare della sua onnipotenza... ognuno di noi, a modo proprio, voleva volare... ma a qualcuno, chissá perché, non è dato nemmeno di continuare a camminare con fatica dopo essersi rialzato da terra, e con addosso le cicatrici doloranti delle ali estir
pate...
ora c'è una nuova mannaia che vuole fare scempio di lui e di ciò che resta delle sue briciole di sogno...
vorrei che la mia rabbia fosse quel detersivo, vorrei che le mie ali fortunate bastassero anche per lui... ma soprattutto vorrei che tutto ció non fosse vero... niente forza di gravità, niente mannaia, niente rabbia, niente detersivi...
e non venite a dirmi che poi si vola meglio... è qui che si deve volare... non venite a dirmi che questo è solo un passaggio... posso anche crederci, ma non adesso, cazzo

Anche questo è un punto di vista


mio cugino mi ha messo a parte della sua ultima riflessione: "... beh... qui è bello e si sta bene... sarebbe figo vivere per sempre e vedere le mode che arrivano, passano e ritornano a loop... ma non è possibile scaricare da nessuna parte il plug in dell'immortalità, allora tanto meglio affrettarsi perchè nell'aldilà ormai s'è ammucchiata un casino di gente, e tra poco ci saranno solo posti in piedi... non vorrai mica affrontare il sonno eterno in piedi... non ti passa più!..."
Anche questo è un punto di vista...

l'autostrada del dolore


l'autostrada del dolore, ed il filo sottile su cui cammina in equilibrio la speranza...
il fondo scuro dei pensieri cupi, e la brezza leggera del buon umore...
il sonno greve, ed il canto sospeso dei sogni...
il fuoco rauco della rabbia, la luna di spalle alla paura...
le vele spiegate dell'amore, anche quando non c'è vento,
anche quando è tardi e non c'è ragione...
fuori luogo e fuori controllo, sempre

adoro il caffé


    • amo leggere tutto quello che entra nel mio campo visivo, e mi piace pensare che dietro ogni frase scritta su qualcosa ci sia il frutto dell'impegno e dell'ingegno di una o piú persone...
      ad esempio stamattina su una macchina da caffé ho letto:
      "Il caffé, quello buono, si beve solo al bar"
      frase assertiva scritta peró con una font un po' melliflua e vagamente dolente. Immagino colui, o colei, o col
      oro che l'hanno pensata, progettata, scritta e riscritta forse piú volte per arrivare a questa forma elegante che suona peró come qualcosa che non ha il sapore del caffé...
      mio cugino é uno che prende tutto alla lettera ed ascolta molto i consigli che trova scritti in giro... da ragazzo in autostrada aveva visto scritto sui pilastri di un cavalcavia "Dio c'è"... ne ha preso atto ed è andato alla Autostrade SPA per convertirsi...
      lui dalla frase scritta sulla macchina del caffé avrebbe dedotto che va bene anche se te lo porti da casa in un termos e lo bevi al bar...
      buongiorno
      adoro il caffé, ma ditemi perché devono tostarlo per forza sulle torri... noi qui ne abbiamo tre ma non producono niente... potremmo affittarle al signor Illy, o al cavalier Lavazza, prima che ci mettano sportelli bancari

confortevole


é bello avere parole di conforto per un amico e sentirsi rispondere con dolcezza:"... quello che mi dici é... confortevole..."
Allora lo abbraccio e penso che si sia trovato comodo e a suo agio nelle mie parole, magari non ho detto cose che già non sapesse, peró erano confortevoli, ben arredate ed accoglienti pur senza sfarzo ed appariscenza... erano parole di... Confort
buongiorno
" bug all my wo
rds come back to me
in shades of mediocrity
like emptyness in harmony...
I needn't someone to comfort me..."
(Paul Simon)

magia della radio


la magia della radio... voci che ti sembrano piú vicine, piú a fuoco che se fossero lì... capaci di evocare, con i loro contorni in controluce, dai bagliori ora soffusi ora affilati... musica che magari non avresti scelto, ma che dopo averla ascoltata sicuramente avresti voluto aver scelto... storie raccontate solo con il gesto antico del suono di ogni parola...
la radio mi fa compagnia, diceva mi
a nonna ombrina, che sapeva raccontare, ed ascoltare... 
quando mi capita di ascoltare alla radio un brano che amo, e conosco bene, mi si porge all'orecchio in modo diverso... non so perché ma é come se lo leggessi in un libro... la radio é figlia della letteratura... ha una sua linfa di suono... quando scrivo uso spesso i puntini di sospensione per imitare il riverbero delle parole alla radio...
il cinema ė figlio della fotografia, mentre la televisione è figlia della radio... spesso figlia degenere, perché ne ha dimenticato la leggerezza e l'intensità... perché nel voler a tutti i costi mostrare ogni cosa attraverso la potenza di un cocktail multimediale spesso si neutralizza tutto...
la radio è invisibile, ed ha la forza delle cose invisibili: parole e suoni dove le immagini ce le metti tu, belle o brutte che siano...
le pagine di letteratura alla radio ti arrivano come da una voce interiore, come quando leggi... 
quando ero ragazzo c'era il mito delle radio libere...
una radio è libera se sei libero tu...

fisarmonica addosso


ci hanno insegnato che si deve sempre tenere un occhio alla via d'uscita... e così capita di attraversare scampoli di paradiso pensando sempre a come uscirne...
m'ero addormentato, sognavo di suonare la fisarmonica... mi arrampicavo su cadenze solenni, poi modulavo con guizzi leggiadri su melodie arcinote a tutti tranne che a me... mi veniva tutto così bene... guardavo le mie dita muoversi con vir
tuosismo su quello strumento così capace di prendere in braccio la gente e portarla dove vuole andare, vestita a festa e con un lampo di danza nei passi...
poi ho cominciato a pensare... cazzo ma quando smetterò non so come si poggia a terra questo strumento... e nemmeno come si toglie dalle spalle... così la musica ha cominciato a perdere quota, e mi sono impantanato in un tico tico che diventava sempre più lento e sfibrato, fino a planare in quattro note sfiatate... 
la gente mi guardavo come fossi un icaro che s'era bruciato le ali da solo...
sempre così, nella vita...

adesso c'ho ancora sto cazzo di fisarmonica addosso, e vorrei dormire

Sophisticated lady


ogni giorno facciamo tante piccole cose non sapendo quali di queste avranno piccole conseguenze in bene o in male sul nostro futuro... tanti piccoli fattori variabili intervengono sui risultati: l'interazione con gli altri e col mondo, sfida, fortuna o esoterismi vari tra cui regna sovrano il destino, che poi nessuno sa cos é, ma da qualche parte ci dev'essere pur qualcuno a cui dare meriti e, sop
rattutto, colpe.
Il futuro, quindi, spesso ci sorprende con guizzi che somigliano molto a quelli del caso...
Il futuro immaginato, invece, lo dipingiamo e lo ritocchiamo continuamente... è il nostro quadro mai finito; quello di cui tratteggiamo luoghi e personaggi ben a fuoco... quello che però spesso si nasconde e ci provoca ansie...
mio cugino ha progettato per mesi un viaggio in Australia, poi s'è perso nel tunnel carpale e non può partire...
lui dice che non può vivere senza progettare il futuro, gli riesce difficile non spostare in avanti il baricentro del presente, e si veste sempre come fosse domani...
buongiorno
"... smokin', drinkin', never thinkin' of tomorrow..." (Duke Ellington, Sophisticated lady)

inner mist outside


la nebbia torna... anche quando per un po' ci avevi visto chiaro, lei prima o poi torna. E ti avvolge i pensieri in quella sua malinconica ovatta, la stessa con cui attenua i contorni dei suoni e degli odori... la stessa con cui toglie un po' di linfa ai colori...
però a volte è utile trovarsi dietro un velo e sospendere la visione nitida e luminosa... da bambino pensavo che la nebbia fosse un mor
bido cuscino, le camminavo incontro fiduciosamente... poi una volta mi sono ritrovato con un po' di sangue sul naso, e ho cominciato lì a capire che la fiducia ha un prezzo...
mio cugino quando c'è nebbia s'incazza, perchè è l'unica cosa che fa perdere l'orientamento agli alieni che vengono a trovarlo... hanno strumenti sofisticatissimi, ma con la nebbia è un casino anche per loro... nonostante i loro calcoli si ritrovano ad atterrare sempre alla cava dei balestrieri, e tutti sappiamo che da lì raramente si esce illesi... io ad esempio st'estate dopo un concerto ci ho rimesso un dito... e non c'era nebbia...
buongiorno
inner mist outside

parcheggiare l'anima


di fronte ai grandi interrogativi dell'esistenza l'umanità si é sempre arrovellata per trovare certezze... risposte che rimandino ad un senso finale... si deve fare un cammino per arrivare da qualche parte a parcheggiare l'anima... poi magari scopri che ci devi pagare su le tasse, e che ti conveniva anelare ad un paradiso fiscale, e che anche li ci sono anime che possono parcheggiare in divieto di
 sosta, o in doppia fila...
mio cugino dice che gli alieni ci sono andati a vedere il paradiso, ma non hanno trovato da parcheggiare, ed è subito arrivata un'entità a fargli la multa prrchè avevano la revisione scaduta... poi uno di loro ha esibito un pass laser che non ha funzionato... allora li hanno messi in attesa con sotto una musichetta di mozart... dopo un pò hanno scoperto che quello lì era il limbo, e si son messi a fare il gioco dell'asticella... 
la vita in fondo è così
buongiorno
looking for a quiet parking

una foglia


una foglia che cade dall'albero pensa che quello sia il tanto temuto ultimo volo... prima danzava in aria e non temeva i temporali perchè sapeva di essere saldamente attaccata all'albero... che rigenerava la sua linfa mentre il sole prima o poi arrivava ad asciugarla...
invece, una volta strappata a terra, prima di dissolversi, verrá sbattuta in giro dalle folate, calpestata dai piedi e dal disord
ine, dall'inerzia a cui sono destinate le cose andate... e questo spesso dura a lungo.
Quando guardo quei cumuli di foglie brune ed accartocciate su sè stesse che stanno lì a farsi compagnia sento i loro racconti sul verde andato, e su come quello di oggi a loro sembra un verde diverso, che faticano a capire...
io vorrei che mi si raccontasse ogni verde, ogni volo, ogni disordine ed inerzia...
io vorrei dedicare questo pensiero a mia nonna Ombrina, ai miei genitori, a Tunèin... e a tutti gli anziani delle panchine