domenica 4 novembre 2012

Emily


... guardavo le sue piccole mani sulla tastiera... c'era un graffio su quella tastiera, lei ci danzava sopra a cercare le note.
Emily aggiungeva sempre un sorriso a quelle note, poi chiudeva gli occhi. Ci ho messo un po' a capire quanto era brava... ci ho messo un po' a capire che quelle note erano per me... ci ho messo un po' a capire che aveva un graffio dentro da nascondere, e su quello non r
iusciva a danzare con la forza delle sue sole dita... e chiedeva aiuto alle mie.
Un giorno, uno di quei giorni in cui il vento a Chicago sembrava intenerirsi fin quasi a volersi far musica, abbiamo danzato le nostre dita assieme sulla tastiera della sua chitarra. Abbiamo suonato giocando, sfiorandoci... abbiamo nascosto con la nostra danza quel graffio... l'abbiamo nascosto con lo stupore scomposto dei nostri sensi.
Non c'c'era più.
Ci ho messo un po' a capire che se l'era nascosto dentro. Ci ho messo un po' a capire quando le bruciava forte, e non potevo farci niente perché anch'io avevo il mio, che avevo messo a tacere con la chitarra, e con l'oceano... 
ci ho messo un po' a capire che Emily aveva chiuso in una cornice d'oro il suo graffio.
Ci ho messo un po' a capire che quella cornice era per non farmelo vedere, per non farmelo toccare... 
un giorno mi ha suonato "Too you to go steady"... ma niente sorriso, solo occhi spremuti e respiro contratto, le sue note erano troppo stabili per essere giovani... fissate in una cornice d'oro da accordi troppo belli per essere danza...
ci ho messo un po' per capire...
ci ho messo anni per capire che tutti hanno un graffio dentro, e non bastano oceani e cornici dorate..."
(R.Monti 85)

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