giovedì 1 novembre 2012

appartengo


"
appartengo ad una delle tante generazioni di gente che si è indebitata per sognare, e nonostante questo continua a pensare che si doveva sognare di più... 
il mio sogno era un posto dove la musica potesse entrare sempre, senza chiedere permesso, senza svilirsi, doversi adattare a connotati che la portino fuori dal baricentro di ciò che la sostiene... 
il mio sogno era che quel posto diventasse tut
ti i posti...
sognare è chiedere troppo? Sognare l'irrealizzabile, sognare l'insognabile, l'insostenibile alla luce diafana del buon senso comune?...
Sì, sognare è questo.
Quando avevo sedici anni ho visto Max Roach prendere il caffè al bar a Serravalle... Don Cherry ballare con sua moglie sotto i portici a Borgo... Carmelo Bene indicare qualcosa in aria ad un vigile in piazza a Dogana... in biblioteca di stato ci sono tre strumenti del grande liutaio Capicchioni, famoso in tutto il mondo... poi ci sono le firme sul registro d'iscrizione ad un concorso letterario di gente come Pasolini, Vittorini, Montale, Rainer Maria Rilke... 
poi le orchestre sinfoniche alla cava dei balestrieri... al teatro turismo il grande flamenquero Paco Pena con un cantante che si chiamava El moro de Sevilla, due basette esagerate che oggi magari andrebbero di moda...
vabbè... sogni... ma era vero, tutto vero, però sogni.
In quel posto che sognavo c"era gente che sapeva sognare, ma soprattutto sapeva continuare a sognare, sempre...
ci ho messo un bel po' a capire che posti del genere esistono sempre, da qualche parte nel mondo...
io pago ancora le rate dei sogni fatti, ma rilancio...
"

Nessun commento:

Posta un commento