domenica 5 febbraio 2012

parlare sciolto

al mattino le poche parole che mi escono sono quelle necessarie a rimanere vivo dopo il trauma del risveglio precoce... sono quelle con cui chiedo il cappuccino al bar, o saluto qualche faccia confusa con qualche altra, o chiedo il pieno al distributore... sono parole roche e stentoree che sembrano uscire da una voce presa in prestito, non mia... le mie parole del mattino sono solo quelle dettate da una funzionalita' urgente... sono come cime di alture che svettano sul mare bianco della nebbia dove dorme ancora l'eloquio fluente della sera e della notte, quando sarei capace di parlare di kafka col vicino del trapano ed invitarlo a leggere la metamorfosi... le mie parole del mattino rivendicano il loro posto in cima alla scala gerarchica perche' sono figlie delle prime ragioni per cui ogni linguaggio e' nato... 
conosco persone capaci di ubriacarti con un parlare sciolto al mattino, poi nel corso della giornata cominciano a saltare dei pezzi ed alla sera ogni sillaba gli esce come un rantolo afono... le mie parole del mattino sono come quelle di mio padre, che rispondeva con si' o con no anche se gli chiedevi il nome di sua madre, spiegando poi che la sua mente non era in ascolto perche' era occupata ad organizzare i pensieri della giornata... io volevo imitarlo, ma non sono mai riuscito ad organizzare in anticipo niente... a me i pensieri vengono parlando, o scrivendo... il grande musicista brasiliano egberto gismonti una volta ha detto che i brasiliani pensano parlando... mi viene da pensare che la loro lingua li aiuti molto, perche' ha una cadenza morbida e musicale, capace di stendere un tappeto caldo ai pensieri che ci rotolano sopra

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